Mandala e Jung

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Freeflow@
00sabato 20 settembre 2008 19:41
Il simbolo dell’uroboros, il serpente che si morde la coda, è stato interpretato in tantissimi modi, a seconda della prospettiva d’osservazione ( psicologica, religiosa, artistica, ecc.).
Per noi, dal punto di vista ‘mandalico’ , esso rappresenta la grande illusione della manifestazione, che nella sua apparente dispiegazione temporale sembra avere carattere lineare, ma che nel suo spaziare si rivela circolare.
Potremmo perfino azzardare l’ipotesi secondo cui, Iddio, dopo lo Tzim-tzum luriano, cioé dopo avere contratto una parte di Sé per far spazio al mondo manifestazionale, circondasse questa entro un cerchio magico, al fine di cautelare gli incauti che avessero voluto vederLo faccia a faccia.
Che questo mondo assomigli ad un animale che si ciba di sé, non ci sono dubbi: ogni forma si alimenta di altre forme; ognuno è allo stesso tempo divoratore e divorato. Persino le stelle sono divorate dai buchi neri.
Ed eccoci alla magia: una sola ed unica Sostanza Vitale, riuscendo a popolare l’universo di infinite forme, ha creato la grande illusione dell’individualità, che in questo discorso potrebbe indicare simbolicamente come un immaginario cerchio, imprigionante una porzione di essa.
Ora ecco il paradosso: se ci siamo chiusi in un carcere virtuale attraverso la perimetrazione di una porzione di Mente Sconfinata, possiamo evadere dalla prigione attraverso una perimetrazione talmente vasta da comprendere (!) l’Illimitato, l’Impersonale, il Sé.
Il mandala è un cerchio magico, perché riesce, da un lato, a creare un labirinto per rinchiudervi quell’ orribile mostro chiamato ego, e dall’altro, a convocare in esso tutte le potenze dell’anima, “le divinità” , che impugnando le armi di Teseo riusciranno ad uccidere il minotauro.
Lì dove nascerà un mandala c’è uno spazio caotico che dovrà dapprima essere ‘pulito’, poi consacrato,dopo armonizzato con figure geometriche, ed infine colorato con le buone vibrazioni dell’anima.
Se tutto il discorso della purificazione del luogo e della creazione del mandala lo riportiamo alla persona, avremo tutte le tappe del percorso che il ricercatore dovrà percorrere per andare al centro di se stesso.
Ma qui scatta un altro paradosso: nello stesso momento in cui egli riesce a toccare il proprio centro, riesce anche ad essere oltre il mandala stesso. E a tal proposito il prof. Tucci direbbe “Il mandala allora non è più un cosmogramma, ma uno psico-cosmogramma, lo schema della disintegrazione dall’uno al molto e della reintegrazione dal molto all’uno, a quella Coscienza Assoluta (il maiuscolo è mio), intera e luminosa, che lo yoga fa nuovamente brillare in fondo all’essere nostro… in quel loto nel segreto del cuore ove è la misteriosa presenza dell’Assoluto” ( Teoria e pratica del mandala – Giuseppe Tucci).
Ora,tt se la simbologia del mandala racchiude tutto questo (oltre a quello che andremo scoprendo in seguito), appare chiaro come la creazione di esso equivalga ad un vero e proprio lavoro alchemico che si svolge attraverso colori, fasi ecc.
In questo modo acquista più ampio significato quanto il Rimpoche lamaista Lingdam Gomche disse a Jung nel 1938 : “ Il mandala è un’immagine mentale che può essere elaborata mediante l’immaginazione soltanto da un lama istruito…il vero mandala è sempre un’immagine interiore (Simbolismo del Mandala, in Psicologia e alchimia Vol. XII – Jung).
A questo punto bisogna chiarire che dire fantasia e dire immaginazione non è la stessa cosa.
Per fare un paragone, la prima sta ad un disegno su un pezzo di carta, come la seconda sta ad una scultura a tre dimensioni; la prima è virtuale, la seconda “ reale” ; la fantasia è caratterizzata da una mente non concentrata, l’immaginazione invece da una mente concentratissima; la prima è passiva come un lasciarsi andare, la seconda è attiva. Jung definisce la fantasia come “ un’idea senza sostanza” , mentre definisce l’immaginazione come “ un’evocazione attiva di immagini (interne) ‘secundum naturam’ , un’opera vera e propria di pensiero o di rappresentazione…che tenta di comprendere i fatti interni e di rappresentarli con immagini fedeli alla loro natura. Quest’attività viene chiamata opus, opera” (Psicologia e alchimia – Jung).
Nel corso di tutta la sua corposissima opera Jung sottolinea spesso l’importanza della comparsa, nella psiche dei suoi pazienti, dei simboli che rappresentano l’unità, fra cui pone i mandala.
In “ Simboli della trasformazione” analizzando la visione concernente una città di sogno di Miss Miller, la considera “ una sorta di Gerusalemme Celeste come quella sognata dall’autore dell’Apocalisse, e rimandando ad una sua nota conclude: “ A questo proposito oggi parleremmo di mandala come simbolo del Sé” .
Cerchio e quadrato sono le forme geometriche più usate nella costruzione dei mandala. il primo indica lo Spirito, il secondo la materia; il cerchio é simbolo del cielo, il quadrato della terra; l’uno rappresenta la perfezione, l’altro la stabilità; continuità e discontinuità; quinta essenza e quattro elementi; la pietra filosofale, la pietra grezza; il maschile e il femminile; la vista e il tatto; Dio e uomo; e così via. La simbologia di queste due figure geometriche è molto vasta e certamente non ancora esaurita. Per quanto detto, il mandala può ben rappresentare la perfetta sintesi di cielo e terra, poiché è ricco di armonie a più livelli: armonie numeriche espresse nelle proporzioni; armonie temporali espresse dalle giuste congiunture celesti; armonie combinatorie, date dal disegno in sé; armonie dei colori ricavabili dall’accostamento delle tonalità; armonie mentali, rintracciabili nella creatività immaginativa; armonia delle armonie suddette, riassumibile nella parola “ Sé” .
“ Immagine del mondo e luogo della teofania, proiezione della psiche e percorso che conduce all’illuminazione, il mandala è costruzione sintetica e dinamica volta a realizzare la convergenza dei piani dell’essere; dimensione cosmica, umana e divina trovano in esso la loro ricomposizione” (Mandala – Albanese – Cella, ed. Xenia).
Da non confondere con il mandala, “che rappresenta l’universo fisico e psichico” (ibidem) è lo yantra “ che rappresenta una particolare divinità o forza cosmica” ( idem).
Una cosa è certa, se oggi noi attribuiamo al mandala proprietà terapeutiche, significati psichici, lo dobbiamo agli studi di Carl Gustav Jung, e non solo perché in “ Psicologia e alchimia” ha inserito un saggio sul “ Simbolismo del mandala” , ma per avere egli ripreso la simbologia mandalica in molte sue opere, al fine di poter confermare anche attraverso di essa il suo “ processo di individuazione” , che insieme con il concetto di Inconscio collettivo e relativi archetipi, di sincronicità, di tipologia psicologica, formano il nucleo di tutta la sua Psicologia Analitica. Il fatto è che tutto quanto riguarda i mandala è frutto di sue esperienze personali, vissute negli anni più critici della sua vita di studioso (separazione da Freud).
Quel periodo fu contrassegnato da una ricca produzione di mandala, ed è anche per questo che in Aion – vol. IX della sua monumentale opera potrà dire: “ l’esperienza dimostra che i mandala individuali sono simboli di ordine, per cui si presentano nei pazienti soprattutto in periodi di disorientamento o riorientamento psichico. Quali circoli magici, essi esorcizzano e soggiogano le sfrenate potenze del mondo delle tenebre, e formano, creano un ordine che trasforma il caos in ordine” .
Ora noi diciamo: se i mandala sono simboli di ordine, cosa c’è di più utile e stimolante che disegnarli e colorarli? E, visto che anche attraverso l’utilizzo del computer è possibile fare ciò, perché non invitare gli amici a cimentarsi?
Non dimentichiamo che l’anima ( psiche) è il solo tramite fra materia e Spirito, e che il lavoro dell’alchimista per la quasi totalità va svolto in essa. Chi alla fine riuscirà a conoscersi, a conoscere il Sé, potrà essere qualificato davvero un eroe, perché, come diceva Lao-Tzu, vincere gli altri è meritevole, ma vincere sé stessi è eroico.
“ Nel mito l’eroe è quello che vince il drago e non chi ne viene invece divorato… un uomo del genere ha conquistato il suo stesso Sé… e ha raggiunto ciò che l’alchimista chiamava Unio Mentalis. Questo fatto di solito è raffigurato da un mandala” . (Jung – Mysterium Coniunctionis – vol XIV – Boringheri).
Insomma, alla fine di questa forse un po’ troppo lunga introduzione al mandala, possiamo affermare con Ruediger Dahlke (terapia con i mandala – ed .Tea) che “ il fatto che l’individuo alle prese con una determinata fase di ricerca spirituale abbia utilizzato consapevolmente il mandala in quasi tutte le culture tradizionali, e in parte lo usi ancora oggi per raggiungere la perfezione, dovrebbe essere per noi una conferma sufficiente delle sue qualità” .
Soprattutto non dimentichiamo che il mandala ha una diffusione così capillare da passare quasi inosservato: cosa sono quelle bellissime torte esposte nelle vetrine delle pasticcerie, se non dei mandala di gioia? E quei piatti ricchi di guarnizioni esposti sul buffet dei ristoranti? E quei tanti bellissimi giardini pubblici e privati ricchi di geometrie? E quelle piazze ricche di armoniose architetture e fontane? Ed i rosoni delle cattedrali? ecc.
La costruzione di un mandala, che segua regole precise come nella tradizione del tantrismo tibetano, o che nasca dalla spontanea armonia o disarmonia della psiche di un uomo qualunque, è una mappa che il Sé si è tracciata attraverso la nostra anima, affinché essa trovi in sé il centro.
Ed il centro altro non è che l’eterno Ora, il Silenzio Assoluto, il “ Nulla” Inconcepibile, da cui promana il Verbo Coniugante ogni cosa sotto il cielo.

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00sabato 20 settembre 2008 19:46
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00domenica 21 settembre 2008 13:02
















Mandala è una parola sanscrita che significa: "centro", "cerchio", "ciò che circonda". In linea generale in tutte le culture il significato simbolico spirituale del cerchio è quello di rappresentare l'intero universo, mentre il centro rappresenta simbolicamente l'origine di tutte le cose, di tutte le possibili manifestazioni contenute in esso. Per questo motivo il cerchio con il suo punto al centro rappresenta da sempre anche il Sole e la divinità, di cui il sole è il simbolo.

La divinità è pura e incorruttibile come lo è il metallo oro che a sua volta è simbolo di quelle qualità materiali che è necessario avere pure e nobili come l'oro, per poter raggiungere la perfezione spirituale indicata dal simbolo circolare.

Come rappresentazione simbolica di questa condizione, cioè il raggiungimento della perfezione materiale per poter conseguire la perfezione spirituale, nel Mandala convivono due forme geometriche.

Il Mandala quadrato che indica l'armonia o la perfezione da raggiungere nel mondo materiale, al fine di poter poi conseguire la perfezione spirituale rappresentata dal Mandala circolare.

Come vedremo dalla sua struttura geometrica interna, quando questa figura Archetipo viene realizzata dalla creatività umana, l'una forma contiene sempre anche l'altra, come viene ben dimostrato da tutto il lavoro simbolico dell'alchimia che metaforicamente viene riassunto nella ricerca che gli alchimisti portavano avanti intorno al tentativo di risolvere il problema della "Quadratura del cerchio".

In matematica e geometria la "quadratura del cerchio" consiste nel costruire un quadrato che abbia area uguale a quella di un cerchio assegnato.

- Nel V secolo a.C. tra i più grandi studiosi della geometria vi furono il filosofo atomista Democrito di Abdera, che pervenne alla formula corretta per la determinazione del volume di una piramide, e Ippocrate di Chio, il quale scoprì che l'area delle figure piane delimitate da archi di circonferenza è riconducibile all'area di opportuni triangoli. Questo risultato era in stretta relazione con il celebre problema della quadratura del cerchio -.

- Due problemi simili sorti nel corso del secolo furono quello della trisezione di un angolo e quello del raddoppiamento di un cubo, cioè della costruzione di un cubo di volume doppio di quello di un cubo dato. Essi furono risolti in diversi modi, ricorrendo a metodi notevolmente complessi, ma per molto tempo la questione se fosse o meno possibile realizzare tali costruzioni esclusivamente con l'ausilio di righello e compasso, impegnò i più grandi matematici senza trovare risposta. Solo nel XIX secolo venne rigorosamente provato che non è possibile risolvere alcuno di questi tre problemi solo con gli strumenti citati -.
Verso la fine del V secolo a.C. un matematico di identità sconosciuta scoprì l'impossibilità di misurare con la stessa unità di misura il lato e la diagonale di un quadrato; in altri termini egli affermò che non esistevano due numeri interi, m e n, il cui rapporto fornisse quello tra questi due segmenti. Fu così riconosciuta l'esistenza di grandezze incommensurabili, cioè di grandezze che, pur appartenendo alla stessa specie, non hanno sottomultipli comuni. L'importanza di questo risultato può essere facilmente compresa se si pensa che per i greci i numeri erano solo gli interi positivi (1, 2, 3 e così via), rappresentati come insiemi di punti, e che, per questo motivo, essi non avevano alcun modo di esprimere numericamente il rapporto tra diagonale e lato, che ora si sa essere, un numero irrazionale.
Come conseguenza furono riformulati i concetti fondamentali della geometria, in particolare le nozioni di punto, retta, piano e spazio, e si pervenne a una nuova concezione, più astratta e razionale, della matematica; si comprese l'importanza dei postulati, a partire dai quali potevano essere dedotti i teoremi necessari per ogni applicazione pratica. La nuova teoria, introdotta intorno al IV secolo a.C., fu attribuita a Eudosso di Cnido, e inclusa negli Elementi di Euclide. Eudosso formulò inoltre un metodo per dimostrare rigorosamente enunciati riguardanti le aree e i volumi, per mezzo di successive approssimazioni". (Enciclopedia Encarta, Microsoft) -

Il Mandala e la quadratura del cerchio rappresentano quindi la complessità e le difficoltà dell'esistenza e, al tempo stesso il caos delle potenzialità primordiali, ordinate intorno al punto centrale di origine, che è anche rappresentazione della potenzialità dinamica del Cosmo e della vita umana, secondo il principio di equivalenza tra Macrocosmo e Microcosmo sicché la vita umana è concepita come il riflesso di quella cosmica, in quanto la prima è modello in scala della seconda e soggiacente alle stesse leggi.

La croce a bracci uguali è la forma più sintetica con cui viene rappresentato il Mandala, segno che sottintende nell'ordine, sia il simbolo del cerchio attraverso due suoi diametri ortogonali, sia il quadrato ad esso inscritto dove gli stessi due diametri sono le diagonali del quadrato inscritto in quel cerchio.

Il "Segno della Croce", è lo stesso simbolo "Archetipo", del nostro mandala personale, che è, insieme a tutti i Mandala, il simbolo dell'informazione Archetipo per la psiche, dell'esistenza di una struttura superiore e quadripartita, implicita in tutta la Natura e quindi anche nella Psiche dell'uomo la cui coscienza e il cui corretto uso conferisce delle "qualità" del tutto nuove. Questo Archetipo serve per stimolarci a diventarne coscienti, cosa che porterebbe alla scoperta della "pietra" dei filosofi o Mercurio Solare o Spirito Santo che opera "miracoli" reali, ossia "cose mirabili a vedersi", capacità che si raggiunge realizzando quella trasformazione della coscienza che ci invitano a compiere le informazioni simboliche contenute nel mandala quadrato e in quello circolare. Questo processo di trasformazione della vecchia coscienza nella nuova è difficilissimo da attuare, a tal punto che questo processo aveva il suo equivalente simbolico in matematica e geometria proprio nel problema della "quadratura del cerchio".

La struttura geometrica e matematica del Mandala è il simbolo Archetipo di un ordine di "qualità" superiore della Natura della Psiche.

Quindi i Mandala non sono forme geometriche che esprimono formule matematiche, bensì sono rappresentazione di una struttura interna della Psiche che, se riusciamo a far divenire cosciente, è uno strumento il cui uso corretto porta a stati psicologici corretti nella vita cosciente.

Jung definisce mirabilmente il valore dei numeri al di là del loro uso pratico, di essi dice infatti che sono Archetipi, quindi simboli, di un ordine superiore, ossia spirituale, implicito nella Natura intesa come Natura Spirituale o Divinità Naturale, e che, attraverso di essi, si vuole manifestare alla coscienza per renderci partecipi di questa sua armonia.

Ciò vuole dire che come Archetipi i numeri indicano determinate "qualità" della Natura non già "quantità" di essa, cosa quest'ultima che compete solo ai numeri ordinari, e il Mandala, come stiamo vedendo, è la dimostrazione più evidente di questa informazione di "qualità" dei numeri che riguarda direttamente l'ordinamento di "qualità superiore" della nostra Psiche.

Il Mandala, come Archetipo geometrico matematico di questa informazione qualitativa della Natura e quindi anche della nostra Natura Psichica, ha la capacità di agire positivamente sulla Psiche dell'osservatore proprio stimolandola all'ordine anche se chi lo guarda ne è ignaro, dalla qual cosa deriva la natura magica e protettiva del simbolo, che performa, ossia prepara effettivamente alla trasformazione in meglio della coscienza.

Il Mandala rappresenta di conseguenza anche uno "spazio sacro", spazio magico e protettivo come quello che tracciano intorno a sé gli sciamani prima di intraprendere determinati rituali di comunicazione con la divinità, che come vedremo spiegandone i motivi, può essere anche una impresa pericolosa.

Il potere "magico" di questo simbolo Archetipo, è comunque una realtà psicologica dimostrata dall'esperienza, che appartiene da sempre all’esperienza collettiva di tutta l’umanità e che dipende proprio dalla struttura quaternaria della nostra Psiche che, se usata dalla coscienza, è capace di sviluppare un'energia che a sua volta performa la materia e quindi gli eventi, dando anche origine ai "miracoli" e più semplicemente anche a quei fenomeni definiti da Jung "sincronici", dove si verificano due eventi correlati tra loro senza un rapporto causale apparente ma tuttavia densi di significato simbolico per chi li vive e dei quali parleremo in un lavoro a parte perché sono anche essi informazioni simboliche di un corretto o scorretto comportamento inconscio per farlo diventare cosciente.

Se analizziamo la struttura geometrica della figura di tutti i Mandala prodotti dalla creatività umana, notiamo che essa è quasi sempre formata da moduli a struttura quaternaria e multipli del quattro, formati a loro volta da moduli a struttura ternaria e multipli del tre. Esistono Mandala la cui superficie è quadrata ma la loro struttura interna come abbiamo già detto più sopra, sottintende o meglio sopra intende sempre il cerchio, così come i Mandala circolari sottintendono al loro interno il quadrato. Tutto ciò è ben rappresentato schematicamente nella fig. 1, dove vediamo a sinistra la struttura di un Mandala che potrebbe essere stata usata per realizzare la vetrata Gotica del rosone del lato nord del transetto della cattedrale di Notre Dame di Parigi riprodotta a destra.

http://www.esoteria.org/web_utenti/ilsimbolodelmandala.htm
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00domenica 21 settembre 2008 13:06


Essa è una struttura quadrata che delimita al suo interno più cerchi concentrici che fanno venire in mente un fiore, formato da 16 grandi petali i quali a loro volta contengono tre spazi che dalla periferia verso il centro delimitano altri tre cerchi o corolle intorno al cerchio centrale che contiene una croce formata a sua volta da nove cerchietti che presi tre a tre col cerchietto centrale, formano i quattro bracci uguali tra i cui spazi ci sono quattro settori triangolari.

Quattro settori triangolari sono anche evidenziati dal cerchio più grande inscritto nel quadrato che delimita tutta la figura, i quali a loro volta contengono quattro cerchi formati da………lascio al lettore andare avanti nell'esame della struttura interna di questa figura che contiene evidenziati nella ripetizione dei suoi moduli tre e quadri partiti, tutti i numeri dall'uno al dieci.

Altri Mandala hanno una struttura modulare a dodici petali invece di sedici, cioè quattro volte multiplo del tre o tre volte multiplo del quattro, mentre il sedici petali è un multiplo solo del quattro ma non del tre.

Altri Mandala sono formati da due, come il simbolo del Tao, tre, sei, sette, nove o dieci settori principali.

Non a caso ho parlato di petali e corolle, i fiori come gli occhi, per la loro forma circolare a struttura concentrica, sono tutti simboli Mandala e come tali vanno interpretati nei sogni insieme ai bersagli da tiro a segno e le spirali.

La Rosa è il Mandala riferito a Gesù e non a caso in architettura la vetrata o presa di luce circolare prende il nome di Rosone, così come il fiore di Loto è il Mandala riferito a Buddha ricordandoci che anche i colori di questi fiori sono informazioni simboliche di qualità spirituali corrispondenti e necessarie per raggiungere la perfezione materiale e spirituale del personaggio cui il Mandala si riferisce, secondo un codice universale che abbiamo già affrontato.

Dobbiamo tenere anche presente che stiamo parlando di due figure geometriche, quadrato e cerchio che fanno parte della geometria piana appunto perché siamo abituati a rappresentarle più facilmente sul piano, ma noi siamo esseri che apparteniamo alla terza dimensione cui compete il volume, nella quale dimensione il quadrato diventa un cubo e il cerchio una sfera che sono la visione corretta del microcosmo l'uno e del macrocosmo l'altra, mentre il corrispettivo del triangolo equilatero è la piramide a base quadrata.

Ciò detto non ci dovrà sfuggire neanche il fatto che sia Gesù, sia l'alchimia, sia Maometto posano le basi della loro fede, del loro interesse di ricerca e della loro devozione, su una pietra cubica nascosta, piccola e nera.

Nella foto 2 vediamo invece un Mandala tibetano circolare, di quelli fatti con la sabbia colorata, la cui geometria interna è formata da tanti quadrati concentrici. Apparentemente in questa figura non sembrano esserci triangoli, ma se osserviamo attentamente vediamo invece che tutti i quadrati sono divisi dalle loro due diagonali in quattro triangoli dalla superficie diversamente colorata, la qual cosa da l'idea prospettica che tutti assieme, l'uno sull'altro, formino appunto una piramidale.



Il fatto che la struttura quaternaria sia sempre ribadita da una sotto struttura ternaria è un'altra informazione Archetipo che ci viene indotta inconsciamente in tutte le creatività per stimolarci a prendere coscienza che possiamo raggiungere la quaternità psicologica e l'unità spirituale cominciando a prendere coscienza che c'è una differenza "qualitativa" tra le tre funzioni coscienti e la quarta, che ha la sua ragione d'essere.

Ciò equivale a dire che tre funzioni psicologiche della coscienza appartengono al mondo materiale mentre la quarta appartiene al mondo spirituale e che la loro unione porta non già al quattro ma alla "qualità" del cinque, cioè alla "quinta essenza". Ma questa peculiarità forse sarà intesa ancora meglio quando parleremo, nel prossimo scritto, della "costellazione" dell'Archetipo della quaternità nella vita cosciente, tra persone che si accingono a compiere insieme, opere creative, in una qualche impresa importante nella vita.

Il significato del messaggio simbolico del Mandala si disvela attraverso la creatività che si manifesta nei sogni e nelle opere della vita cosciente

Confronteremo adesso il significato simbolico e la struttura geometrica dei Mandala con la straordinaria identità delle strutture quaternarie che produciamo nella vita cosciente in tutta la produttività creativa a partire dai sogni e dalla comunicazione dei pensieri attraverso le fiabe, i miti, le opere artistiche, le varie attività umane e che infine ritroviamo anche nell'alchimia e nelle religioni per vedere se e quali istruzioni esse contengono. Dell'ambito alchemico e religioso ci occuperemo in un lavoro a parte in quanto la mole di materiale iconografico e la sua evoluzione nel tempo è tale da non consentirci un lavoro proficuo in questa sede che vuole essere anche preparatoria di quella.

Nelle varie storie di fantasia, notiamo molto spesso che i personaggi principali sono quasi sempre organizzati in due gruppi di tre e uno. Talvolta questi due gruppi sono in conflitto tra di loro, talvolta lavorano di comune accordo, le due situazioni poi si possono verificare separatamente in racconti diversi, oppure anche contemporaneamente o successivamente nello stesso racconto.

Della fiaba di Pinocchio abbiamo già parlato più dettagliatamente in un lavoro precedente, riprendiamola comunque insieme a qualche altro esempio noto, preso qua e là dal Mito e dalla Fiaba, nell'enorme quantità di materiale a nostra disposizione .

Pinocchio, Geppetto, il grillo parlante sono una trinità maschile dove la fata è il quarto femminile il cui intervento finale mette a posto le cose.

Cenerentola è la quarta maltrattata, contrapposta a un trio formato da una matrigna e due sorellastre che spadroneggiano e la maltrattano considerandosi molto in gamba, ma poi è Cenerentola ad avere successo nella vita e a sposare il Principe corteggiato dalle altre tre.

"Tre Moschettieri noi siam del re, ma un quarto ce n'è" cantava una filastrocca di quando ero bambino. Il quarto che è il più giovane, idealista e creativo, si aggiungerà più tardi agli altri tre, gruppo di guardie scelte della regina, di cui desiderava ardentemente fare parte anche lui. Il quarto farà conoscenza dei suoi futuri amici cominciando a litigare successivamente con tutti e tre, sfidandoli a duello lo stesso giorno e dandogli appuntamento nello stesso posto senza sapere che sono i tre moschettieri. Unitosi così faticosamente al gruppo, per varie vicissitudini non sarà mai sempre presente, però interverrà sempre provvidenzialmente al momento giusto ogni qual volta ci sarà da risolvere loro un problema. E' uno dei casi più evidenti della metafora di come si svolge effettivamente il rapporto con la propria Anima all'inizio di un processo di individuazione e poi nel suo procedere successivo durante tutta la vita, su questo racconto ritorneremo più avanti.

Qui, Quo, Qua, sono gli avveduti e razionalissimi nipotini di zio Paperino che sanno tutto grazie al diario delle giovani marmotte, il quale animale per altro, è notoriamente preso ad esempio come animale lento o pigro e che quindi a livello umano diventa simbolo della lentezza anche a "capire". Paperino è matto e sfortunato, ma è anche il centro e l'origine di tutti gli avvenimenti creativi divertenti, da cui gli altri tre traggono esperienze di vita e saggezza.

Questi quartetti sono tutte rappresentazioni inconsce, di una quaternità psicologica maschile dove il trio corrisponde alle tre personalità psicologiche di Pensiero, Sensazione, Intuizione e il quarto corrisponde alla quarta funzione di Sentimento.

In questi quartetti vediamo che il quarto non è sempre di sesso opposto agli altri tre, come dovrebbe essere la rappresentazione corretta delle quattro personalità dell'Io totale maschile, ciò nonostante il "quarto" ha sempre le qualità femminili della creatività e dell'Eros femminile. Paperino è il tipico esempio di un maschio molto rimosso il quale diventa, per questo motivo, preda del suo inconscio femminile che, esprimendosi autonomamente, lo fa comportare appunto "animosamente", come una donna isterica. La donna al contrario, quando è "rimossa", parla e agisce anche lei animosamente, ma alla maniera maschile, cioè attraverso le sue qualità inconsce maschili rimaste primitive e diventate autonome, che la fanno esprimere con una "logica" maschile solo apparente, invero alienata, che si basa cioè, solo su pregiudizi e luoghi comuni che costituiscono per lei stessa un blocco a qualsiasi possibilità di comprendere, e a qualsiasi tentativo di comunicazione corretta.

Comportamento caratteristico di tutte le persone "rimosse" è quindi quello di parlare e agire con la parte deteriorata delle qualità che la natura ha attribuito al sesso opposto perché l'Inconscio è di sesso opposto alla coscienza ed emerge autonomamente nelle parole e nelle azioni di chi non conosce la parte di sé che è stato costretto a relegare nell'inconscio personale. La parte di sé che non si conosce viene così "proiettata" sull'interlocutore che non la possiede e che diventa "specchio" dei difetti o delle qualità del "proiettante".

Per chi è inconscio di questo processo, è come se avesse un ospite dentro di sé, un gemello cattivo che gli fa fare, intendere e cedere quello che vuole lui senza che se ne accorga e sono tutte cose che lo denunciano e gli arrecano danno sino a che non ne "muore" o ne diventa cosciente.

Stando così le cose possiamo allora comprendere perché nella fiaba di Cenerentola le tre funzioni maschili del quartetto sono rappresentate dalla matrigna con le due sorellastre che essendo rimosse si comportano appunto come la parodia dissennata di un maschio assennato.

Chi ha creato invece i personaggi di Tip, Top, Tap uniti a Topolino sulla falsariga dei nipoti di Paperino si è presto reso conto che questo quartetto "non funzionava", ciò dipende dal fatto che Topolino, che per lo più fa l'investigatore, è più razionale degli altri tre. Questo quartetto quindi non "funzionava", non attirava l'interesse del pubblico, risultava noioso, ed è stato presto abbandonato, sostituito dal più fortunato accoppiamento di Topolino con lo svampito Pippo col quale la complementarietà degli opposti viene ripristinata.

Pippo, a sua volta, è stato accoppiato, nelle storie a lui solo dedicate, col suo piccolo nipote geniale che è la situazione simmetrica a quella di Qui, Quo e Qua accoppiati all'altro zio Archimede Pitagorico, geniale scienziato matto, anche lui però capace di risolvere con le sue invenzioni impossibili, tutte le situazioni.

Vediamo quindi che in tutti questi esempi è sempre il personaggio irrazionale e femminile che da senso e rende interessante la storia risolvendo i problemi da solo o con l'aiuto degli altri tre, mentre quelli razionali e maschili sono insipidi e gli fanno solo da assistenti pedanti.

Mi viene in mente ancora il film "Gli ammutinati del Bounty" con Marlon Brando, un vero capolavoro di recitazione e dialoghi, dove tre marinai meno rozzi degli altri ma pur sempre "rimossi", si alleano con Marlon Brando, capitano in seconda, nobile raffinato, colto e trasgressivo, per incitarlo a prendere il comando della nave, cosa che sarà indotto a fare dopo non pochi conflitti con la sua coscienza, ma poi i tre, non ne seguiranno sino all'ultimo i saggi consigli "fuori dalla norma", con i danni che inevitabilmente ne seguiranno per tutti.

Esistono infatti fiabe e miti così detti del lieto fine e non, ma tutte queste fiabe con gli avvenimenti che si sviluppano attraverso le azioni dei personaggi e alla cui fine se ne dovrebbe trarre un insegnamento, non sono che Archetipi di situazioni che si creano quando sono presenti determinati stati psicologici corretti e o scorretti, tra le persone che si trovano a interagire tra di loro e che dipendono dal buono o cattivo uso delle qualità rappresentate dalle singole funzioni o personalità psicologiche della coscienza.

Il modo in cui queste interagiscono tra di loro crea una situazione di stati psicologici che possono essere in accordo, come nel caso dei tre Moschettieri che insieme rappresentano un quartetto armonioso che ha degli ideali per i quali non hanno paura di compiere una impresa pericolosa, vincono e sono ricompensati sia materialmente che spiritualmente. In questo caso l'Archetipo del Mandala dei quattro moschettieri indica attraverso il carattere dei singoli amici le quattro qualità che anche la persona singola deve sviluppare dentro di sé per poter dare il meglio nelle imprese eroiche della sua vita, che sono poi le singole qualità delle quattro funzioni psicologiche della coscienza. Ma l'Archetipo indica anche che quattro persone ciascuna delle quali abbia più sviluppata una delle quattro funzioni psicologiche della coscienza, come nel caso dei Moschettieri, se si uniranno per intraprendere una grande impresa, la porteranno a termine con successo e soddisfazione perché insieme formeranno lo strumento quaternario completo.

Così Dartagnan che è l'ultimo e più giovane arrivato nel gruppo, rappresenta simbolicamente la quarta funzione di Sentimento, i suoi desideri in lui non sono inconsci e proprio per questo ha potuto sviluppare correttamente anche le altre tre personalità o funzioni e quindi può risolvere i problemi degli altri tre, e così facendo esaudisce anche i suoi desideri (sentimenti). Però Dartagnan abbiamo visto che conosce i moschettieri attraverso tre sfide all'ultimo sangue e probabilmente, il primo che incontra, e che sfida, simbolicamente dovrebbe essere il Moschettiere col carattere che rappresenta meglio la funzione di Pensiero che è complementare al Sentimento e che notoriamente è sempre maggiormente in conflitto col Sentimento.

Anche in realtà infatti una persona creativa, quindi più irrazionale che segue i propri desideri e li manifesta, si scontrerà di preferenza con un tipo di Pensiero estremamente razionale, che tende ad accettare i compromessi e i limiti imposti dalla norma ai suoi veri desideri diventati inconsci. L'uno sarà ateo e materialista l'altro credente e spirituale, tra i due il dialogo è difficilissimo e può portare a incomprensioni.

Così nell'ordine ci sarà poi l'incontro scontro con il secondo Moschettiere che ha più sviluppata la funzione di Sensazione e sarà riconoscibilissimo dalla sua materialità, dalla sua vitalità godereccia e festaiola ma attiva e pratica nel bisogno e sempre pronto all'azione come al comando, per terzo incontrerà il Moschettiere che meglio rappresenta l'Intuizione con caratteristiche opposte e complementari alla Sensazione, più chiuso, meditativo e riservato.

Questo incontro scontro è una metafora che sta ad indicare che nel processo di rieducazione delle tre funzioni della coscienza ad opera della quarta, (processo di individuazione della vera personalità), all'inizio c'è uno scontro tra la coscienza dominata dal solo Pensiero razionale che è restia a cambiare la sua logica per dare il primato della saggezza all'Inconscio, ai Sentimenti dimenticati, perché sempre considerati erroneamente irrazionali e quindi inadatti ad avere successo. (Cenerentola).

In questo modo i quattro moschettieri sono anche quattro eroi che costituiscono una quaternità Mandalica. I 4 Moschettieri contengono ciascuno 4 funzioni per un totale di 16 funzioni organizzate in 4 sotto insiemi di 3 funzioni maschili + una femminile, che formano un sotto insieme di 12 funzioni della Coscienza più 4 dell'Inconscio. Se tutto ciò fosse rappresentato in una figura geometrico matematica dalla fantasia di un artista, esso potrebbe assomigliare alla struttura del Mandala circolare e quadrato vista più sopra, se poi immaginiamo i quattro moschettieri in interazione dinamica nell'avventura che li accomuna, le interazioni tra le funzioni di tutti durante gli eventi, determinerebbero un "disegno" ancora più complesso che amplificherebbe la struttura ternaria e quaternaria del Mandala Archetipo di tutti i sotto insiemi di stati psicologici complessi. Il disegno schematico della struttura geometrica tipica del Mandala della fig. 1, quindi può ben rappresentare l'armonia di queste interazioni equilibrate di insiemi e sotto insiemi quaternari e ternari ad un tempo, con tutte le varianti possibili di interazioni ordinate armoniosamente tra loro.

La quintessenza è il centro del Mandala, centro comune sia come meta materiale che spirituale ma al contempo ogni Moschettiere è anche il centro del proprio Mandala proiettato fuori di sé nella azioni del Mondo, e come cerchio magico protettivo intorno a sé o al Sé, per cui ogni moschettiere rappresenta l'uno all'interno del suo quattro e quindi rappresenta il cinque, ossia la sua stessa quintessenza per cui in lui abbiamo rappresentati il numero cinque, il quattro, il tre , il due (conscio e inconscio), e di nuovo l'uno. Tutto ciò, ripeto, non è altro che la struttura della natura intima di un ordine superiore della Psiche, espresso geometricamente con un disegno, che non può essere rappresentata altrimenti che con la figura del Mandala.

Riassumendo e concludendo.

Tutte queste storie della creatività maschile, contengano sempre la stessa informazione rappresentata anche dalla struttura interna del Mandala, del 3+1 dove il quarto, apparentemente meno presente, di secondo piano o sfortunato a seconda dei casi, sia esso pure dello stesso sesso degli altri tre, pur tuttavia ha le caratteristiche femminili dell'inconscio irrazionale maschile, creativo e apparentemente sfortunato e sovente maltrattato da quelli che stanno dalla parte della "norma", e che rappresenta simbolicamente la quarta funzione di Sentimento che deve faticare per imporsi perché è sempre bistrattata e tenuta in disparte dalla coscienza, la quale tende ad ignorarla o a sottovalutarla.

Tutto ciò è la proiezione, per lo più inconscia per chi scrive queste storie, dell'informazione di come è "fatta" la natura intima della sua Psiche nel momento in cui sente il bisogno di scriverle proprio come se sognasse. Nella fantasia indotta dall'Inconscio sono contenute le immagini simboliche e metaforiche che opportunamente decodificate si scopre che contengono informazioni materiali e spirituali per rieducare le tre funzioni coscienti ad operare in maniera corretta e in armonia tra loro.


Bibliografia

C. G. Jung.

"La dinamica dell'Inconscio". Opere Vol. 8

"Gli archetipi dell'inconscio collettivo". Opere. Vol. 9a

Marie Louise Von Franz. "Tipologie psicologiche".

Mircea Eliade. "Lo Sciamanesimo".
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