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SPIEGAZIONE

La mentalità demoniaca è descritta in questo verso. La cupidigia degli uomini che ne sono schiavi non è mai saziata, anzi essi continuano a vedere i loro insaziabili desideri di godimento materiale moltiplicarsi senza fine. Stretti nella morsa dell'illusione, non si stancano di accettare cose effimere, anche se ne derivano un'angoscia continua. Privi di conoscenza, non sono neppure consapevoli di camminare nella direzione sbagliata. Accettano l'effimero, e su questa base si costruiscono il loro Dio, per il quale compongono i loro propri inni, che cantano poi a modo loro. Due sono le cose che li affascinano sempre più: godere del piacere sessuale e ammucchiare ricchezze materiali. Sottolineiamo qui l'importanza del termine asuci-vratah. "doveri o regole di vita malsana" poiché questi uomini demoniaci sono interessati solo al vino, alle donne, al gioco e a consumo di carne: queste sono le loro abitudini malsane (asuci). Spinti dall'orgoglio e dal falso prestigio inventano di tutto punto i loro "princìpi religiosi" che sono approvati dalle Scritture vediche. Anche se sono persone del tutto detestabili, la società le orna, artificialmente, di una fama ingannevole, e sebbene siano destinati ad andare all'inferno si credono molto avanzati.







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CAPITOLO 17





Le divisioni della fede





VERSO 1

arjuna uvaca
ye sastra-viddhim utsrijya
yajante sraddhayanvitah
tesam nistha tu ka krisna
sattvam aho rajas tamah

arjunah uvaca: Arjuna disse, ye: coloro che; sastra-viddhim: le regole delle Scritture; utsrijya: abbandonando; yajante: adorano; sraddhaya: piena fede; anvitah: possessori di; tesam: di loro; nistha: la fede; tu: ma; ka: che cosa; krisna: o Krishna; sattvan: in virtù; aho: o anche; rajah: in passione; tamah: in ignoranza.



TRADUZIONE

Arjuna disse:
O Krishna, qual è la condizione di coloro che non seguono i princìpi delle Scritture, ma si dedicano a un culto di loro invenzione? Sono situati in virtù, in passione o in ignoranza?



SPIEGAZIONE

Il verso trentanove del quarto capitolo insegnava che l'uomo di fede, che si dedica a una particolare forma di adorazione, viene gradualmente elevato al livello della conoscenza e raggiunge la più alta forma di pace e prosperità. Il sedicesimo capitolo concludeva affermando che colui che trascura di seguire i princìpi stabiliti dalle Scritture è un asura, o demone, al contrario di colui che li osserva con fede, il deva, o persona virtuosa. Qual è dunque la condizione di colui che segue con fede princìpi o regole che non sono menzionate nelle Scritture? Krishna vuole dissipare questo dubbio di Arjuna. L'adorazione di chi fa di un uomo qualunque un Dio considerandolo l'oggetto della sua fede, appartiene alla virtù, alla passione, o all'ignoranza? È possibile, così facendo, raggiungere la perfezione dell'esistenza? Possono conoscere il successo coloro che non seguono i princìpi e le regole delle Scritture, ma hanno fede in qualcuno, uomo o essere celeste, e ne fanno l'oggetto della loro adorazione? Ecco le domande che Arjuna rivolge a Krishna.





VERSO 2

sri-bhagavan uvaca
tri-viddha bhavati sraddha
dehinam sa svabhava-ja
sattviki rajasi caiva
tamasi ceti tam srinu

sri-bhagavan uvaca: Dio, la Persona Suprema disse; tri-viddha: di tre tipi; bhavati: diventa; sraddha: la fede; dehinam: dell'essere incarnato; sa: quello; sva-bhava-ja: secondo l'influenza della natura che lo controlla; sattviki: nell'influenza della virtù; rajasi: nell'influenza della passione; ca: anche; eva: certamente; tamasi: nell'influenza dell'ignoranza; ca: e; iti: cosi; tam: ciò; srinu: ascolta da Me.



TRADUZIONE

Dio, la Persona Suprema, disse:
Secondo l'influenza materiale che l'essere incarnato subisce, la fede può appartenere alla virtù, alla passione o all'ignoranza. Ascolta ciò che ti dico a questo proposito.



SPIEGAZIONE

Quegli uomini che pur conoscendo i princìpi regolatori enunciati nelle Scritture non li osservano, per pigrizia o per indolenza, cadono sotto il dominio delle tre influenze della natura materiale. Secondo le loro attività precedenti, compiute nella virtù, nella passione o nell'ignoranza, essi acquisiscono un carattere, una natura particolare. Fin dai primi istanti in cui entra in contatto con la natura materiale, l'essere vivente non smette mai di essere alle prese con le influenze materiali. Egli riveste così, secondo il loro influsso specifico, una mentalità particolare. Ma gli è possibile modificare questa mentalità se avvicina un maestro spirituale autentico e vive secondo i suoi insegnamenti e secondo quelli delle Scritture. Gradualmente, egli potrà così passare dall'ignoranza o dalla passione alla virtù. In conclusione, una fede cieca, chiusa nella sfera di una particolare influenza materiale, non è di alcun aiuto a chi vuole elevarsi fino alla perfezione. Bisogna sempre considerare le cose con attenzione, con intelligenza, in compagnia di un maestro spirituale autentico. Soltanto così si può progredire verso un'influenza materiale più elevata.





VERSO 3

sattvanurupa sarvasya
sraddha bhavati bharata
sraddha-mayo 'yam puruso
yo yac-chraddhad sa eva sah

sattva-anurupa: secondo l'esistenza; sarvasya: di ognuno; sraddha: fede; bhavati: diventa; bharata: o figlio di Bharata; sraddha: fede; mayah: piena di; ayam: questo; purusah: essere vivente; yah: chiunque; yat: avendo la quale; sraddhah: fede; sah: così; eva: certamente; sah: egli.



TRADUZIONE

O discendente di Bharata, secondo l'influenza materiale che domina la sua esistenza, l'essere sviluppa una forma particolare di fede. Si dice che l'essere vivente sia di questa o di quella fede secondo l'influenza materiale che subisce.



SPIEGAZIONE

Non c'è nessuno, qualunque sia la sua condizione, che non possieda una forma di fede. Questa fede diventa virtuosa, passionale o ignorante secondo la natura acquisita dall'uomo a contatto con le influenze materiali. Sempre secondo la natura della propria fede, si ricercherà la compagnia di questo o quel tipo di uomini. Ma la verità è ben diversa: ogni essere vivente, come insegna il quindicesimo capitolo, è in origine un frammento, o una parte integrante del Signore Supremo, al di là di tutte le influenze della natura materiale. Ma se egli dimentica la sua reazione con Dio, la Persona Suprema, ed entra in contatto con la natura materiale, nell'esistenza condizionata, allora vi determina la propria condizione, che dipende dal modo in cui egli avvicina gli svariati aspetti della natura materiale. La fede e il modo di vivere che derivano da questo condizionamento non possono essere che materiali, artificiali. Sebbene l'essere condizionato percepisca la vita in un certo modo e ne possieda una concezione materiale che lo spinge ad agire in una determinata maniera, egli rimane, per natura, nirguna, al di là della materia. Per ritrovare quindi la sua relazione col Signore Supremo deve purificarsi dalla contaminazione materiale che lo ha ricoperto. E l'unica via sicura che glielo permetterà è la coscienza di Krishna. Colui che è situato nella coscienza di Krishna si eleva senza alcun dubbio alla perfezione, mentre chi non s'incammina su questa via di realizzazione spirituale dovrà inevitabilmente vivere sotto il dominio delle tre influenze materiali.

La parola sraddha (fede) è qui particolarmente significativa. In realtà, la fede, sraddha, è sempre il risultato delle azioni compiute nella virtù. Che la fede sia risposta in un essere celeste, in un Dio fittizio o in qualche creazione mentale, essa generalmente, quando è forte, genera atti di virtù. Sappiamo, però che nessun'azione compiuta nell'esistenza condizionata, all'interno della natura materiale, può essere considerata pura. La virtù pura trascende la natura materiale e colui che vi si stabilisce può comprendere la vera natura di Dio, la Persona Suprema. Finché la fede non viene da questa virtù perfettamente pura, sarà soggetta alla contaminazione delle influenze materiali, che estendono la loro azione impura anche sul cuore. Perciò l'aspetto della fede è determinata dal modo in cui il cuore entra in contatto con una certa influenza materiale. Se un uomo ha il cuore toccato dalla virtù, la sua fede apparterrà alla virtù, se il suo cuore è nella passione, anche la sua fede sarà nella passione e se, infine il suo cuore è nelle tenebre dell'ignoranza, nell'illusione, anche la sua fede sarà contaminata da questa influenza. Si troveranno dunque differenti tipi di fede in questo mondo e differenti tipi di religione corrispondenti. Tuttavia, il vero principio della fede religiosa è situato nella virtù pura, ma poiché il cuore degli uomini è tinto dalle influenze materiali esiste una grande varietà di fedi, di religioni, e di conseguenza differenti forme di adorazione.





VERSO 4

yajante sattvika devan
yaksa-raksamsi rajasah
pretan bhuta-ganams canye
yajante tamasa janah

yajante: adorano; sattvikah: coloro che sono soggetti all'influenza della virtù; devan: esseri celesti; yaksa-raksamsi: demoni; rajasah: coloro che sono soggetti all'influenza della passione; pretan: gli spiriti dei morti; bhuta-ganan: fantasmi; ca: e; anye: altri; yajante: adorano; tamasah: nell'influenza dell'ignoranza; janah: la gente.



TRADUZIONE

Gli uomini situati nella virtù adorano gli esseri celesti, quelli soggetti alla passione adorano i demoni e quelli dominati dall'ignoranza adorano i fantasmi e gli spiriti.



SPIEGAZIONE

In questo verso, Dio, la Persona Suprema, descrive diversi tipi di adoratori, classificati secondo il loro comportamento. Le scritture insegnano che soltanto il Signore Supremo è degno di adorazione, ma gli uomini privi di una profonda conoscenza delle regole contenute nelle Scritture o privi di fede in esse, hanno diversi oggetti di adorazione secondo la particolare influenza materiale che essi subiscono. Coloro che sono situati nella virtù adorano generalmente gli esseri celesti, cioè Brahma, Siva e numerosi altri, come Indra, Candra e Vivasvan, il dio del sole. Essi ne adorano uno in particolare, secondo il fine che desiderano raggiungere. Coloro che sono dominati dalla passione adorano i demoni. Ci ricordiamo, a questo proposito, un uomo di Calcutta che durante la seconda guerra mondiale rendeva culto a Hitler, che provocando la guerra gli aveva permesso di accumulare una grossa fortuna col mercato nero. Come lui, coloro che sono avvolti dalla passione e dall'ignoranza, scelgono generalmente come Dio un uomo pieno di potere. Essi credono che si possa adorare chiunque come Dio senza che il risultato dell'adorazione cambi.

Da questo verso appare evidente che gli uomini dominati dalla passione creano e adorano simili "dèi", mentre coloro che sono avvolti dalle tenebre dell'ignoranza adorano i morti e gli spiriti. Talvolta compiono la loro adorazione sulla tomba di qualche scomparso. Nell'ignoranza tenebrosa trova anche luogo il culto del sesso. Si può vedere in India, nei villaggi isolati, la gente che adora gli spettri. Noi stessi abbiamo visto che la gente ignorante si reca talvolta nella foresta per adorare un albero dove sa che vive uno spettro, e lì compie sacrifici. Questi tipi di adorazione non possono certamente essere paragonati all'adorazione di Dio. L'adorazione di Dio è destinata solo a coloro che hanno trasceso le tre influenze della natura materiale e si sono stabiliti nella virtù pura. Lo Srimad-Bhagavatam afferma, sattvam visuddham vasudeva-sabditam: "Quando un uomo è situato nella virtù pura adora Vasudeva." (S.B. 4.3.23) Ciò significa che soltanto colui che è interamente purificato dalla contaminazione delle tre influenze materiali ed è capace di trascenderle può adorare Dio, la Persona Suprema.

Gli impersonalisti, che dovrebbero essere guidati dalla virtù, adorano cinque differenti esseri celesti. Essi adorano anche il Visnu "impersonale", cioè la forma di Visnu nell'universo materiale, detta Visnu nell'universo materiale, detta Visnu "filosofato". Visnu è una manifestazione del Signore Supremo, ma poiché gli impersonalisti rifiutano di credere in Dio, la Persona Suprema, essi pensano che la forma di Visnu costituisca solo un altro aspetto del Brahman impersonale, e che Brahma rappresenti la forma dello stesso Brahman impersonale, ma sotto l'aspetto della passione. Essi considerano così cinque tipi di dèi da adorare, ma poiché credono che il Brahman impersonale sia l'unica verità, alla fine rifiutano ogni oggetto di adorazione. In conclusione, potremo liberarci dalle differenti influenze della natura materiale solo a contatto con coloro che le hanno già trascese.



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