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SPIEGAZIONE

Appare evidente dal verso che la Bhagavad-gita era destinata in particolare ai re santi, a coloro che avevano il dovere di applicarne i princìpi nello Stato a beneficio dei cittadini. Lo scopo della Bhagavad-gita non è certamente mai stato quello di servire da strumento a persone demoniache che, interprentandola a piacere, l'avrebbero deformata a danno di tutti. Poiché un nugolo di commentatori senza scrupoli si era abbattuto su di essa, sviandone il significato puro, divenne urgente ristabilire l'autentica successione spirituale. Il Signore stesso osservò 5.000 anni fa che si era formata una frattura nella linea dei maestri spirituali. L'osservazione è espressa in questo verso, dov'è detto che il vero scopo della Bhagavad-gita sembra essere stato dimenticato.

Oggi esistono molte traduzioni della Bhagavad-gita, ma nessuna di esse concorda con le spiegazioni dei maestri appartenenti alla successione spirituale che ha origine da Krishna. Numerosi sono gli eruditi profani che hanno formulato un commento sulla Bhagavad-gita, ma anche se usano "a loro profitto" le parole di Sri Krishna, quasi nessuno di questi eruditi riconosce in Krishna la Persona Suprema. Questo atteggiamento è demoniaco, perché i demoni non credono nell'esistenza di Dio, ma vogliono godere senza scrupoli di ciò che Gli appartiene.
La presente opera tenta di rispondere all'esigenza impellente di un'edizione occidentale della Bhagavad-gita che sia conforme alla conoscenza trasmessa dalla successione spirituale (parampara), di cui Krishna è la fonte. Accettandola così com'è, la Bhagavad-gita può portare il più grande beneficio all'umanità; ma sarà una perdita di tempo studiarla come una semplice raccolta di speculazioni filosofiche.





VERSO 3

sa evayam maya te 'dya
yogah proktah puratanan
bhakto 'si me sakha ceti
rahasyam hy etad uttamam

sah: la medesima; eva: certamente; ayam: questa; maya: da Me; te: a te; adya: oggi; yogah: la scienza dello yoga; proktah: esposta; puratanah: molto antica; bhaktah: devoto; asi: tu sei; me: Mio; sakha: amico; ca: anche; iti: perciò; rahasyam: mistero; hi: certamente; etat: questo; uttamam: trascendentale.



TRADUZIONE

Oggi, questa antichissima scienza della relazione col Supremo la espongo a te, perché tu sei Mio devoto e Mio amico e puoi quindi capirne il mistero trascendentale.



SPIEGAZIONE

Esistono due categorie di uomini, i devoti e i demoni. Il Signore sceglie Arjuna per trasmettere questa grande scienza perché egli è un devoto del Signore, mentre un demone non può penetrare il mistero di questa grande scienza. C'è un gran numero di edizioni della Bhagavad-gita, alcune commentate dai devoti del Signore e altre dai demoni. Le spiegazioni dei devoti presentano questa Scrittura così com'è, in tutta la sua realtà, mentre le spiegazioni dei demoni sono inutili. Arjuna riconosce Sri Krishna come Dio, la Persona Suprema; così, ogni commentatore che segua le tracce di Arjuna serve veramente la causa di questa grande scienza. Le persone demoniache, invece, non accettano Krishna così com'è, ma sviano i lettori e con le loro teorie sulla natura del Signore li allontana dal vero insegnamento di Krishna. Qui c'è un'ammonizione a guardarsi da tali sentieri devianti. Bisogna cercare di seguire i maestri spirituali della linea di Arjuna, se si vuole ottenere tutto il beneficio della scienza della Bhagavad-gita.





VERSO 4

arjuna uvaca
aparam bhavato janma
param janma vivasvatah
katham etad vijaniyam
tvam adau proktavan iti

arjunah uvaca: Arjuna disse; aparam: più giovane; bhavatah: Tua; janma: nascita; param: superiore; janma: nascita; vivasvatah: del dio sole; katham: come; etat: questo; vijaniyam: potrò capire; tvam: Tu; adau: all'inizio; proktavan: insegnasti; iti: così.



TRADUZIONE

Arjuna disse:
Vivasvan, il dio del sole, è nato molto prima di Te. Come concepire dunque che sia stato Tu all'inizio a impartirgli questa scienza?



SPIEGAZIONE

Com'è possibile che Arjuna, puro devoto di Krishna, possa dubitare delle parole del Signore? In realtà, egli non domanda chiarimenti per se stesso ma per le persone che non credono in Dio che si ribellano all'idea che Krishna sia Dio, la Persona Suprema; è solo per loro che Arjuna pone queste domande, fingendo di non essere cosciente della natura suprema e divina di Krishna. Come mostrerà chiaramente il decimo capitolo, Arjuna sa bene che Krishna è Dio la Persona Suprema, la fonte di tutto ciò che esiste e l'ultimo stadio della realizzazione spirituale.
Krishna apparve sulla Terra anche come figlio di Devaki. È molto difficile, dunque, per un comune mortale capire che questo stesso Krishna è Dio, la Persona Suprema, eterna e originale. Perciò Arjuna chiede a Krishna di chiarirgli questo mistero. Oggi, come sempre, Krishna è riconosciuto come la più grande autorità in campo spirituale, e fino a oggi solo i demoni hanno rifiutato l'autenticità delle sue parole. Arjuna rivolge le sue domande direttamente a Ksna perché sia Lui a descrivere Se stesso; non vuole affidarsi alle parole dei demoni, sempre pronti a deformare la natura di Krishna descrivendoLo in un modo che solo i demoni e i loro seguaci possono capire. Conoscere la scienza di Krishna è nell'interesse di tutti. Perciò, quando Krishna parla di Sé porta al mondo intero il più grande beneficio. Questa rivelazione di Sé sembrerà molto strana ai demoni che analizzano Krishna secondo i loro schemi mentali, ma non ai devoti che accolgono sempre con gioia le descrizioni che Krishna fa di Se stesso. I devoti venerano le parole pure e autorevoli di Krishna perché sono sempre ansiosi di conoscerLo meglio. Ma anche gli atei, che vedono in Krishna un uomo comune, soggetto anche Lui alle influenze della natura materiale riceveranno beneficio dalle Sue parole. Per gli atei sarà l'occasione di vedere che Krishna supera il livello umano; che Egli è sac-cid-ananda-vigraha, la forma eterna di conoscenza e felicità assoluta; che Egli è trascendentale e sfugge all'azione delle tre influenze della natura materiale e all'influsso del tempo e dello spazio. Un devoto di Krishna, come Arjuna, non può avere dubbi sulla posizione trascendentale di Krishna. Il fatto che Arjuna rivolga questa domanda al Signore è semplicemente il tentativo di un devoto di sconfiggere l'atteggiamento ateo delle persone che considerano Krishna un comune essere umano soggetto alle influenze della natura materiale.





VERSO 5

sri-bhagavan uvaca
bahuni me vyatitani
janmani tava carjuna
tany aham veda sarvani
na tvam vettha parantapa

sri-bhagavan uvaca: la Persona di Dio disse; bahuni: molti; me: di Me; vyatitani: sono passate; janmani: nascite; tava: tue; ca: e anche; arjuna: o Arjuna; tani: coloro; aham: Io; veda: conosco; sarvani: tutte; na: non; tvam: tu; vettha: conosci; parantapa: o vincitore del nemico.



TRADUZIONE

Il Signore Supremo disse:
Entrambi, tu ed Io, abbiamo attraversato innumerevoli nascite. Io posso ricordarle tutte, ma tu non puoi, o vincitore del nemico.


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