00 14/01/2009 23:15
Madre Teresa
Come Madre Teresa percepì la sua oscurità....

Spogliamento totale di sé
Le lettere scritte da Madre Teresa durante questa prova indicano che, a volte, interpretò la sua oscurità interiore come il modo che Dio usava per spogliarla totalmente di sé. “Vuole essere sicuro di svuotarmi da ogni goccia di egoismo.” Nel 1957 scrisse a P. Picachy: “Se solo sapesse che cosa sto attraversando. Lui sta distruggendo ogni cosa in me; ma poiché non reclamo alcun diritto è libero di fare ciò che vuole. Preghi per me affinché io continui a sorriderGli.”

Identificazione con Gesù nella sua Passione
Madre Teresa giunse anche a vedere in questa prova l’opportunità di condividere le sofferenze di Cristo. Gesù sulla croce prese su di sé i peccati dell’umanità e si offrì come sacrificio al Padre per la redenzione del mondo. Carico delle nostre iniquità gridò: “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?”[3] Nell’agonia del Suo amore per l’uomo, amore non corrisposto, gridò:”Ho sete”[4].
L’abbandono in Dio e l’intenso e doloroso desiderio di Lui divennero progressivamente in Madre Teresa il mezzo per unirsi e identificarsi con l’Amato nella Sua agonia sulla Croce. “Nella mia preghiera medito la Passione di Gesù. Temo, però, di non fare alcuna meditazione. Mi limito a guardare Gesù che soffre e continuo a ripeterGli: ‘Fa’ che condivida la Sua sofferenza con Te’[5]”. Interpretò l’oscurità che stava sperimentando come una mistica partecipazione alle sofferenze di Gesù: “Padre, sono sola. Vivo nella Sua oscurità, nella Sua sofferenza.” Poiché questa sofferenza la identificava a Gesù, per Madre Teresa era anche fonte di gioia. “Oggi ho veramente provato una grande gioia al pensiero che Gesù, non potendo attraversare la Sua agonia, desideri farlo in me. Più che mai mi abbandono a Lui. Sì, più che mai sarò a Sua completa disposizione”.
La condivisione della Passione di Cristo prese forma concreta nella vita di Madre Teresa attraverso l’accettazione di ogni forma di sofferenza come dono e mezzo per esprimerGli il suo amore. Con l’aumentare dell’intensità della sua prova, crebbe pure la sua capacità di mostrare un amore ancora più grande. In un momento di profondo dolore interiore, dimenticando se stessa completamente e con straordinaria dedizione gridò: “Allorché mi hai chiesto di imprimere la Tua Passione sul mio cuore ... è questo che intendevi in risposta? Se ti dona gloria, se ricevi anche una sola goccia di gioia da questo, se anime sono portate a Te, se la mia sofferenza sazia la Tua sete, eccomi, Signore, accetto tutto con gioia fino alla fine dei miei giorni: sorriderò al Tuo Volto nascosto, sempre”.

Identificazione con i poveri: il lato spirituale del suo apostolato
Dopo più di dieci anni di oscurità interiore, cresciuta via via in intensità e divenuta per Madre Teresa più dura a viversi, lei ricevette un sostegno nuovo. Con l’aiuto di P. Joseph Neuner, S.J., venne a comprendere che l’oscurità era il lato spirituale del suo apostolato. Come infatti gli scrisse: “Sono giunta ad amare l’oscurità poiché credo, ora, che sia una parte, una piccolissima parte dell’oscurità e della sofferenza di Gesù sulla terra. Lei mi ha insegnato ad accettarla come la dimensione spirituale “dell’opera”, come lei ha scritto.”
Poco dopo aver ricevuto questa nuova intuizione sulla sua vocazione, Madre Teresa ne parlò alle consorelle. Nel 1961 scrisse una lettera in cui le incoraggia ad accettare le loro prove e sofferenze come parte essenziale della loro chiamata a condividere la missione redentrice di Gesù. L’autorità delle sue parole proveniva dalla lunga esperienza personale. “Senza la sofferenza il nostro lavoro sarebbe come quello di un’assistente sociale; molto buono ed efficace, ma non si tratterebbe dell’opera di Gesù Cristo, né tanto meno sarebbe parte della Redenzione. Gesù ci ha voluto aiutare, condividendo la nostra vita, la solitudine, l’agonia e la morte. Ha assunto tutto ciò su di sé e lo ha sopportato nella notte più oscura. Divenendo una sola cosa con noi ci ha redenti. A noi è concesso di fare altrettanto. Tutta la desolazione dei poveri, e non solo la loro povertà materiale, ma anche la miseria spirituale, deve essere redenta; e noi siamo chiamate a prendervi parte. … Condividiamo la sofferenza dei poveri, poiché soltanto diventando una sola cosa con loro possiamo redimerli, cioè portare Dio nella loro vita e condurre loro a Dio.”

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