Animus e Anima
L’uomo conserva in sé degli aspetti tipicamente femminili che spesso rimangono in sordina o misconosciuti.
Nel senso che in ogni uomo vi è una componente femminile inconscia nella propria personalità.
E’ anche vero il contrario che ogni donna ha una componente inconscia maschile.
Jung definisce la prima Anima ed il secondo Animus. Mentre l’Anima è il principio dell’eros e quindi si correla col modo con cui l’uomo si rapporta alle donne, l’animus è il logo, la razionalità.
Secondo Jung questi elementi costituiscono degli schemi o temi dominanti universali che originano dall’inconscio collettivo e costituiscono i temi delle favole, delle religioni, dei miti, delle leggende.
Jung attribuisce ad essi un nome specifico chiamandoli archetipi. L’uomo in tal senso non deve confrontarsi e relazionarsi soltanto con il mondo esterno, è necessario anche il confronto con una realtà interna costituita da prestrutture ereditarie, cioè dagli archetipi.
Le più importanti immagini archetipiche sono rappresentate dalla Persona, dall’Ombra, dall’Anima, dall’Animus e dal Sé. In questa sede poco ci soffermeremo sugli altri archetipi che non siano Animus, Anima ed Ombra.
L’archetipo costituisce lo zoccolo duro del complesso che per definizione è una costellazione emotiva al cui centro è posto un archetipo o immagine archetipica.
2.
Questa introduzione serve a chiarire che ogni essere umano ha in sé un buon numero di complessi, ma una persona "normale" mantiene un equilibrio tra essi. Quando per qualsiasi motivo l’equilibrio dinamico ed armonico si disfa succede la patologia.
Può accadere perciò che un’Anima ipertrofica sviluppi in un uomo aspetti caratteriali quali effeminatezza, ipersensibilità, melanconia.
Invece un archetipo Animus ipertrofico, determina in una donna l’evidenziazione di caratteri quali rigidità, intransigenza, spirito polemico.
Nell’essere umano al presenza nell’inconscio di figure di sesso opposto, come Animus ed Anima rendono noto che l’uomo ha in sé un doppio.
Infatti in molte culture primitive vi è diffusa ala credenza che ogni uomo entri nel mondo a metà, essendo l’altra metà la placenta.
Un esempio particolarmente calzante del modo in cui l’anima si manifesta come una figura interiore della psiche dell’uomo è fornito dai medici-profeti shaman) delle tribù eschimesi e di altre tribù artiche.
Taluni di costoro indossano indumenti femminili, o si dipingono il petto o le vesti, proprio per esprimere il loro intimo carattere femminile.
Nel Medioevo molto tempo prima che i fisiologi dimostrassero che , a causa della nostra struttura ghiandolare, noi possediamo elementi maschili che femminili, si diceva che "ciascun uomo porta una donna dentro di sé".
Jung perciò chiama questo elemento femminile anima, che costituisce essenzialmente una specie di rapporto interiore verso l’ambiente circostante, e in particolare verso le donne, che viene accuratamente nascosto dentro di noi.
Spesso ciascuno tenta di nascondere agli altri la "presenza della donna nell’individuo".
Secondo molte culture primitive la vita viene vista nel suo doppio.
In effetti anche nella prima infanzia i bambini specie quelli solitari tendono a crearsi una doppia personalità con la quale giocano.
Anche Jung nella sua adolescenza amava parlare di sé come costituito di due personalità la numero 1 e la numero 2.
La prima, diceva lui, era il portatore della luce, ed la seconda dell’ombra.
Il numero 1 vedeva la sua personalità come quella di un giovane mediocremente dotato, pieno di ambizione, di temperamento irrequieto e di modi discutibili, ora ingenuamente entusiasta, ora infantile, ora deluso, nel profondo un misantropo.
Dall’altro canto il n.2 considerava il n.1 un compito morale difficile e ingrato una specie di peso da subire comunque, complicato da molteplici difetti, come momenti di pigrizia, di depressione, incline ad amicizie immaginarie, limitato, con pregiudizi, incapace di capire gli altri, vago e confuso in filosofia.
Secondo Jung il n.2 non aveva un carattere definibile, era nato vissuto, morto tutto insieme.
Quando il n.2 predominava il n.1 era dimentico di sé e contenuto in lui così come il n.1 considerava il n.2 come una regione di interna oscurità.
Il n.2 si sentiva in segreta armonia con il medioevo, personificato nel Faust.
3.
Dice la Von Franz, allieva di Jung, che la vita è doppia, è un duplice impegno, un conflitto con sé stessa, perché implica perennemente la collisione, o conflitto, di due tendenze.
Jung lo esprime meglio questo conflitto con la definizione di un’altra figura che gravita nel mondo inconscio che è l’ombra : parte inconscia della personalità caratterizzata da tratti e comportamenti che la parte cosciente tenta di rimuovere o ignorare Nei sogni è rappresentata da una persona dello stesso sesso di chi sogna.
Quindi l’anima e l’ombra permettono di comunicare con la "terra dei fantasmi", così detta dagli sciamani, mentre noi chiamiamo inconscio.
Secondo Jung accettare questa parte di sé implica un accrescimento dell’energia della propria persona.
Anche i Presocratici hanno molti secoli prima di Jung considerato l’aspetto della coincidenza degli opposti, od ancora della Enantiodromia, come una cosa ricorrente che si ritrova nel pensiero dell’uomo antico e dell’uomo moderno.
Nella quadro di Magritte si riportano sapientemente simbolizzate le figure arcane del conflitto.
Infatti Magritte nel suo dipinto del 1937 raffigura un viandante seduto su un piccolo promontorio, con le spalle il mare, nella mano destra stringe un bastone e nella sinistra una sacca da viaggio.
Quello che però attira di più l’attenzione è la testa del viandante immaginata come una gabbia al cui interno si trovano due uccelli, l'uno dentro la gabbia e l’altro per il gioco di prospettive sembra dondolarsi tra dentro e fuori. Sembra che il primo attenda che l’altro si liberi e lo raggiunga.
In questo si esprime nuovamente il conflitto, in un gioco simbolico che ben lascia intendere il lavoro del terapeuta fatto di sofferenza e di cura.
Le colombe esprimono il bisogno di cura e la sofferenza che tale bisogno trasuda, negli uccelli dimorano l’anima ferita e quella prigioniera e nello stesso tempo il riscatto rappresentato dalla cura e dalla coincidenza degli opposti.
L’uomo moderno soffre di questa divisione della propria personalità, non trattandosi ovviamente di alcunchè di patologico.
Non accade solo al nevrotico che la propria mano destra non sappia che cosa fa la sinistra.
Ciò accade perché l’uomo vive immerso in ciò che Jung denomina personalità n.2, la più intuitiva, misteriosa, esoterica, che affonda le sue radici nell’inconscio.
L’uomo ha sviluppato la coscienza con lentezza e laboriosamente in un processo che condusse dopo molti secoli alla civiltà.
Si pensa che l’origine della coscienza possa farsi risalire all’invenzione della scrittura, al 4000 a.c..
Da allora ancora molti lati della nostra mente sono rimasti nell’oscurità.
Perciò ciò che chiamiamo psiche non corrisponde alla coscienza, ecco la naturale doppiezza.
www.heliosmag.it/99/1/romeo.html
« L'anima est féminine ; elle est uniquement une formation de la psyché masculine et elle est une figure qui compense le conscient masculin.
Chez la femme, à l'inverse, l'élément de compensation revêt un caractère masculin, et c'est pourquoi je l'ai appelé l'animus. Si, déjà, décrire ce qu'il faut entendre par anima ne constitue pas précisément une tâche aisée, il est certain que les difficultés augmentent quand il s'agit de décrire la psychologie de l'animus.
Le fait qu'un homme attribue naïvement à son Moi les réactions de son anima, sans même être effleuré par l'idée qu'il est impossible pour quiconque de s'identifier valablement à un complexe autonome, ce fait qui est un malentendu se retrouve dans la psychologie féminine dans une mesure, si faire se peut, plus grande encore. »
« Pour décrire en bref ce qui fait la différence entre l'homme et la femme à ce point de vue, donc ce qui caractérise l'animus en face de l'anima, disons : alors que l'anima est la source d'humeurs et de caprices, l'animus, lui, est la source d'opinions ; et de même que les sautes d'humeur de l'homme procèdent d'arrière-plans obscurs, les opinions acerbes et magistrales de la femme reposent tout autant sur des préjugés inconscients et des a priori. »
www.cgjung.net/oeuvre/textes/animus/index.htm
L'animus être créateur
« ... l'animus est aussi un être créateur, une matrice, non pas dans le sens de la créativité masculine, mais dans le sens qu'il crée quelque chose que l'on pourrait appeler un logos spermatikos - un verbe fécondant.
De même que l'homme laisse sourdre son oeuvre, telle une créature dans sa totalité, à partir de son monde intérieur féminin, de même le monde intérieur masculin de la femme apporte des germes créateurs qui sont en état de faire fructifier le côté féminin de l'homme.
C'est là l'origine de la "femme inspiratrice" qui, si elle est mal formée, recèle aussi en elle la possibilité de devenir la pire des viragos ... »
www.cgjung.net/oeuvre/textes/animus/createur.htm
Comment s'exprime l'anima ?
« De quelle façon l'anima s'exprime-t-elle dans la vie spirituelle intime de l'homme ? C'est ce qui reste incompréhensible aux femmes. L'anima exprime en quelque sorte le désir. Elle représente certains désirs, certaines attentes. C'est pourquoi on la projette sur la personne d'une femme, à laquelle se voient attribuées certaines attentes, des attentes unilatérales, tout un système d'attentes. C'est une forme de l'anima.
L'anima, chez l'homme, ressortit toujours à un système de relation. On peut même parler d'un système de relation érotique, alors que l'animus chez la femme ne représente absolument pas cela : il apparaît comme un problème intellectuel, un système de compréhension. L'anima représente un désir, une attente ou une certaine forme de l'attente. »
www.cgjung.net/oeuvre/textes/anima/expression.htm
Dialogue avec l'anima
« Il faut élever ce dialogue avec l'anima à la hauteur d'une technique. Chacun, on le sait, a la particularité et aussi l'aptitude de pouvoir converser avec lui-même. Chaque fois qu'un être se trouve plongé dans un dilemme angoissant, il s'adresse, tout haut ou tout bas, à lui-même la question (qui d'autre pourrait-il donc interroger ?) : "Que dois je faire ?" ; et il se donne même (ou qui donc la lui donne en dehors de lui ?) la réponse. »
Dialogo con Anima
« Tout l'art de ce dialogue intime consiste à laisser parler, à laisser accéder à la "verbalisation" le partenaire invisible, à mettre en quelque sorte à sa disposition momentanément les mécanismes de l'expression, sans nous laisser accabler par le dégoût que l'on ressent naturellement vis-à-vis de soi-même au cours de cette procédure qui semble un jeu d'une absurdité sans limite, et sans non plus succomber aux doutes qui nous assaillent à propos de l' "authenticité" des paroles de l'interlocuteur intérieur. »
www.cgjung.net/oeuvre/textes/anima/technique.htm
Développement de la conscience
« Au fur et à mesure que la conscience s'est développée, elle a perdu contact avec une partie croissante de cette énergie psychique primitive.
En sorte que l'activité mentale consciente n'a jamais connu cette activité mentale originelle, car elle a disparu dans le processus même de constitution de cette conscience différenciée qui seule pouvait parvenir à la réfléchir.
Mais il semble que ce que nous appelons l'inconscient ait conserver les caractéristiques qui appartenaient à l'esprit humain originel. »
www.cgjung.net/oeuvre/textes/conscience/developpement.htm
"Morirei tra le tue braccia felice di vedere i tuoi occhi come ultima cosa"
"Vibro per Te"