Il tempo delle parole

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ultimotemplareterra
00mercoledì 14 gennaio 2009 21:04
Il tempo delle parole è finito,
La primavera che si stà sviluppando non permette a nessuno di rimanere immobile nascosto in discorsi cervellotici.
In questo periodo l’uomo darà l’esame di una nuova coscienza.
Chi è sporco e macchiato di puro egoismo rimarrà immobile parlando dell’impossibilità di fare.
Ma una grande parte del pianeta inizierà dalle cose piccole a spostare il destino dell’intera terra.
A partire dal rispetto per gli animali, dalla carità verso i più deboli, dall’investire le proprie energie e le proprie comodità in una vita più intensa e faticosa, ma degna di essere vissuta.
C’e’ molto da fare e non occore a nulla nascondersi in meditazione nella ricerca di una fuga dal reale.
Ognuno è portato ora a dimostrare quello che afferma nel mondo materiale, fregandosene delle crisi dei potenti, e del sistema stesso che finge di avere in pugno la vita di tutti.
Non ha più senso dire la parola “poverino” senza muoversi effettivamente secondo le proprie possibilità.
In Italia, che è il mio ambiente, ci sono molte persone che sono convinte che il sentimentalismo serva a qualcosa.
Ebbene si , serve per capire la direzione da prendere, ma non serve a nulla se non causa una reazione positiva verso il desiderio di far cessare la sofferenza.
L’ipocrisia è la maschera che nasconde la pochezza dell’anima, ed ora governa il mondo.
Ma ora basta, le persone che effettivamente si muoveranno per cambiare le cose a livello loro, e non a livello mondiale, saranno i creatori di una nuova primavera.
La compassione non sarà più un sentimento strappalacrime tra la vita di tutti i giorni, ma il motore che ci darà la forza per cedere un pò del nostro benessere fittizio in favore di tutta la terra.
Questo pensiero ora non sarà più fumo negli occhi, ne una parola per sentirsi apposto con la coscienza, ma sarà il cambiamento che porterà la vita verso il fare effettivamente.
Tutti quelli che invece si pareranno dietro a finti ragionamenti e belle parole sterili, saranno semplicemente egoisti che hanno deciso di non fare nulla per salvare l’amore e la vita sul pianeta.
Ora si inizia , l’uomo si è svegliato!!!!!


Freeflow@
00mercoledì 14 gennaio 2009 23:15
Madre Teresa
Come Madre Teresa percepì la sua oscurità....

Spogliamento totale di sé
Le lettere scritte da Madre Teresa durante questa prova indicano che, a volte, interpretò la sua oscurità interiore come il modo che Dio usava per spogliarla totalmente di sé. “Vuole essere sicuro di svuotarmi da ogni goccia di egoismo.” Nel 1957 scrisse a P. Picachy: “Se solo sapesse che cosa sto attraversando. Lui sta distruggendo ogni cosa in me; ma poiché non reclamo alcun diritto è libero di fare ciò che vuole. Preghi per me affinché io continui a sorriderGli.”

Identificazione con Gesù nella sua Passione
Madre Teresa giunse anche a vedere in questa prova l’opportunità di condividere le sofferenze di Cristo. Gesù sulla croce prese su di sé i peccati dell’umanità e si offrì come sacrificio al Padre per la redenzione del mondo. Carico delle nostre iniquità gridò: “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?”[3] Nell’agonia del Suo amore per l’uomo, amore non corrisposto, gridò:”Ho sete”[4].
L’abbandono in Dio e l’intenso e doloroso desiderio di Lui divennero progressivamente in Madre Teresa il mezzo per unirsi e identificarsi con l’Amato nella Sua agonia sulla Croce. “Nella mia preghiera medito la Passione di Gesù. Temo, però, di non fare alcuna meditazione. Mi limito a guardare Gesù che soffre e continuo a ripeterGli: ‘Fa’ che condivida la Sua sofferenza con Te’[5]”. Interpretò l’oscurità che stava sperimentando come una mistica partecipazione alle sofferenze di Gesù: “Padre, sono sola. Vivo nella Sua oscurità, nella Sua sofferenza.” Poiché questa sofferenza la identificava a Gesù, per Madre Teresa era anche fonte di gioia. “Oggi ho veramente provato una grande gioia al pensiero che Gesù, non potendo attraversare la Sua agonia, desideri farlo in me. Più che mai mi abbandono a Lui. Sì, più che mai sarò a Sua completa disposizione”.
La condivisione della Passione di Cristo prese forma concreta nella vita di Madre Teresa attraverso l’accettazione di ogni forma di sofferenza come dono e mezzo per esprimerGli il suo amore. Con l’aumentare dell’intensità della sua prova, crebbe pure la sua capacità di mostrare un amore ancora più grande. In un momento di profondo dolore interiore, dimenticando se stessa completamente e con straordinaria dedizione gridò: “Allorché mi hai chiesto di imprimere la Tua Passione sul mio cuore ... è questo che intendevi in risposta? Se ti dona gloria, se ricevi anche una sola goccia di gioia da questo, se anime sono portate a Te, se la mia sofferenza sazia la Tua sete, eccomi, Signore, accetto tutto con gioia fino alla fine dei miei giorni: sorriderò al Tuo Volto nascosto, sempre”.

Identificazione con i poveri: il lato spirituale del suo apostolato
Dopo più di dieci anni di oscurità interiore, cresciuta via via in intensità e divenuta per Madre Teresa più dura a viversi, lei ricevette un sostegno nuovo. Con l’aiuto di P. Joseph Neuner, S.J., venne a comprendere che l’oscurità era il lato spirituale del suo apostolato. Come infatti gli scrisse: “Sono giunta ad amare l’oscurità poiché credo, ora, che sia una parte, una piccolissima parte dell’oscurità e della sofferenza di Gesù sulla terra. Lei mi ha insegnato ad accettarla come la dimensione spirituale “dell’opera”, come lei ha scritto.”
Poco dopo aver ricevuto questa nuova intuizione sulla sua vocazione, Madre Teresa ne parlò alle consorelle. Nel 1961 scrisse una lettera in cui le incoraggia ad accettare le loro prove e sofferenze come parte essenziale della loro chiamata a condividere la missione redentrice di Gesù. L’autorità delle sue parole proveniva dalla lunga esperienza personale. “Senza la sofferenza il nostro lavoro sarebbe come quello di un’assistente sociale; molto buono ed efficace, ma non si tratterebbe dell’opera di Gesù Cristo, né tanto meno sarebbe parte della Redenzione. Gesù ci ha voluto aiutare, condividendo la nostra vita, la solitudine, l’agonia e la morte. Ha assunto tutto ciò su di sé e lo ha sopportato nella notte più oscura. Divenendo una sola cosa con noi ci ha redenti. A noi è concesso di fare altrettanto. Tutta la desolazione dei poveri, e non solo la loro povertà materiale, ma anche la miseria spirituale, deve essere redenta; e noi siamo chiamate a prendervi parte. … Condividiamo la sofferenza dei poveri, poiché soltanto diventando una sola cosa con loro possiamo redimerli, cioè portare Dio nella loro vita e condurre loro a Dio.”

diariodibordo.altervista.org/index.php?option=com_content&task=view&id=27&Itemid=49&limit=1&limi...
Freeflow@
00mercoledì 14 gennaio 2009 23:21
E' Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E' Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.

Madre Teresa


non puoi essere il sole,
sii una stella.

Sii sempre il meglio
di ciò che sei.

Cerca di scoprire il disegno
che sei chiamato ad essere,
poi mettiti a realizzarlo nella vita."

Martin Luther King



Pensieri di Buddha:

Il profumo dei fiori non va contro vento, non quello del sandalo, del tagara e del gelsomino; il profumo dei buoni va contro vento: un uomo retto pervade tutte le regioni.

www.pensieriparole.it/aforismi/autori/b/buddha/pag1



ultimotemplareterra
00domenica 17 maggio 2009 00:36
Le parole sono cadute in declino.
Un tempo l'uomo dava il nome alla cose e comprendeva attraverso l'esperienza.
Ora la parola è solo aria buttata al vento per la maggior parte del tempo.
Si spreca il verbo e la volontà per continuare a parlare inutilmente come per un verso di animale.
La realtà forse è la paura del silenzio, dell'abbandonarsi ad un attimo, senza imporre il proprio essere.
Una lotta per la sopravvivenza della propria voce sul rumososo silenzio della natura.
La cosa più buffa è che si crede di dialogare mentre manca la cosa fondamentale affinchè un dialogo abbia luogo, il silenzio dell'ascolto.



[SM=g8280]
ultimotemplareterra
00domenica 17 maggio 2009 00:49
Ci sono tante cose che vorrei esprimere, comunicare, condividere in questi momenti di apparente caos mentale della civiltà occidentale.
Ma per ora devo riprendere fiato e rimanere in ascolto vigile.
Il pericolo più grande di questo momento è di cadere nell'assuefazione alla follia dilagante.
Per quanto mi riguarda ho spento la televisione da più di un anno ed il risultato è che non è accaduto niente di nuovo.
Anzi come un velo che cade, quando una volta al mese osservo una notizia al telegiornale mi rendo conto della manipolazione mentale a cui siamo sottoposti.
Lo osservo guardando i miei colleghi di lavoro che invece la Tv la guardano appena possibile.
Sono arrabbiati, spaventati, depressi e apatici a comando seguendo la notizia di moda del momento.

Ho provato a far notare la cosa ma non è servito a nulla.
Il motivo è la tremenda inerzia e mancanza di volontà che la maggior parte delle persone ha assorbito da questi maledetti metodi di indottrinamento chiamati media.

[SM=g8304] [SM=g8307]
[SM=g8137]
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