IL RITO DELLA PERLA IN GIOCO

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00domenica 9 marzo 2008 02:29
Il linguaggio dei riti crepuscolari o codice in ombra


LILANTI MUKTAKRIYA


di Meskalila Nunzia Coppola



INTRODUZIONE



Questo viaggio nasce dall’incontro di tre correnti: Astrologia, Gestalt (1) e Tantra (2). Con l’aiuto di un’antichissima pratica, giocherò con il potere delle parole, usandole come suoni privi di valore semantico; lascerò poi che la SANDHYA BHASA, il linguaggio dei riti crepuscolari o codice in ombra, fluisca liberamente.

Prima di inoltrarmi nel dedalo oscuro in cui potrei perdere la cognizione del tempo, ritengo opportuno chiarire il significato dei tre punti di riferimento: Lila, Kriya e Mukta. LILA significa gioco ma anche drammatizzazione, rappresentazione, miraggio, danza, tiro e azione creativa. Il termine KRIYA, dalla radice sanscrita Kri, agire, ha il significato di Azione, realizzazione o messa in opera ed è sempre associato a ICCHA, Desiderio o Bisogno, e JÑANA, Conoscenza. I testi sacri affermano che l’armonia d’ogni essere umano dipenda dalla funzione equilibrata delle suddette componenti vitali. Kriya è anche sinonimo di rito, meditazione, visualizzazione, pratica spirituale, tecnica di conoscenza, esercitazione ed esperienza evolutiva. MUKTA, dal sanscrito Moks’a, liberazione, vuol dire liberato o illuminato. Nel linguaggio popolare indica la persona libera o sciolta; in alcune regioni, il termine è usato anche per denominare la perla.

Una volta definiti i termini, invoco Nila Sarasvati Tara (3), poi passo dal livello linguistico alla dimensione metalinguistica. Mi libero dal dogmatismo etimologico. Trasformo le parole in BIJA MANTRA o vibrazioni sillabiche, prive di senso ma pregne di potenzialità divina e umana. In sintonia con le onde sonore, elimino ogni aggancio mnemonico, chiudo le porte del pensiero discorsivo e m’immergo nell’Oceano del vuoto mentale. Dopo una pausa silenziosa, seguita da un ciclo completo di respirazioni, ritorno alla coscienza razionale e mi apro ad una rete di percezioni, un po’ libere e un po’ concatenate.


SANDHYA BHASA
IL CODICE IN OMBRA DEL LINGUAGGIO CREPUSCOLARE

Qui comincia il viaggio.
Lila-lilla
Il lilla nasce quando il violetto di Giove, idratato dai raggi lattei della Luna, diventa più gaio e luminoso. Il viola, a sua volta, appare quando vi è armonia tra il rosso di Marte (vita, energia cinetica, azione, combattività, movimento, realtà) e il blu di Nettuno (morte, energia statica, riposo, passività, pausa creativa, sogno). Il viola potrebbe rappresentare la soluzione più o meno armoniosa d’eventuali conflitti, ma anche nell’esattezza dell’ipotesi, si tratterebbe di una conclusione del tutto relativa; in realtà ogni cosa, così come ogni colore, pur conservando il proprio valore di base, assume un significato diverso in momenti e in luoghi diversi. Di là dalle soluzioni conflittuali, ho sempre amato indossare le varie tonalità del violetto e provo una piacevole sensazione di riposo quando le trovo negli ambienti in cui vivo.
Rivedrò l’ametista della libertà caduta nel fiume sacro? La riva è lontana e la pietra è perduta. Dovrò usare i relativi transiti di Marte e Nettuno per cercarne un’altra dai riflessi più intensi e vellutati.



Lila-Lil

Lil è la trasposizione dialettale di Nila o azzurro-blu, in opposizione a Lal, rosso. Secondo un’antica tradizione tramandata oralmente, la pelle di Kali si tinse d’azzurro, dopo che Ella ebbe allattato il suo sposo S’iva.

Questo è il racconto:

Un giorno, i Deva e gli Asura, Dei e Demoni in eterna contesa, unirono le reciproche forze al fine di frullare l’oceano di latte lunare, nei cui abissi, tra le quattordici sostanze del desiderio, era nascosta l’Amrita, bevanda dell’immortalità. Dalle acque agitate, fuoriuscirono le cose più incredibili ma l’essenza vitale sembrava inafferrabile. Dopo un’incessante fatica, affiorò una schiuma nera e velenosa, una secrezione fetida e inquinante che rischiava di riversarsi nell’Universo, spezzando la sintesi dei cinque Elementi (4) così da rendere impossibile la conservazione della vita. Un potentissimo veleno occultava la divina ambrosia. In nome del bene comune, qualcuno avrebbe dovuto bere la sostanza tossica, in modo da liberare il sistema solare, il pianeta terrestre e l’intero universo dal pericolo di un’intossicazione mortale.

Dopo una consultazione di gruppo, fu deciso che tale responsabilità dovesse essere assunta da S’iva il Benefico, Signore del Plenilunio, della trasformazione e della morte. Sollecitato a compiere l’ineluttabile sacrificio, senza porsi alcuna domanda, Egli immerse la conchiglia sacrificale nelle acque, la riempì fino all’orlo, la portò alle labbra e senza esitare, in una sorta d’automatismo ipnotico, diede origine al primo “introietto” (5) cosmico, bevendo il liquido letale in un solo sorso. Subito dopo, la gola gli si colorò d’azzurro ed Egli fu soprannominato NILAKANTHA (nel dialetto del Birbhoum, LILKANTHO).

Tra tutte le Divinità presenti, KALI (Nera, Oscura), Signora del tempo, simbolo del Novilunio, consorte dello stesso S’iva ed Energia dei Chakra (6), fu l’unica a comprendere che il colore assunto dalla gola (7) del suo amato fosse il segno dell’atroce bruciore derivante dalla circolazione del veleno, la cui tossicità, pur non togliendo al Dio la vita, lo condannava all’eterno dolore e lo rendeva incapace di comunicare il tormento. Desiderosa di lenire le sofferenze del compagno, Kali si concentrò su se stessa e si confuse nello sfondo neutro di MAHAMAYA (8), Signora del Confine di contatto (9) tra l’individuo e il creato. Folgorata poi dall’intuizione d’essere anche MATRIRUPENA, Energia immanente in ogni Forma-Madre, Ella mise “in figura” la sua identità di Genitrice cosmica, si avvicinò al marito, lo adagiò sulle proprie ginocchia e dopo averlo stretto al cuore, gli offrì i suoi turgidi seni che, nel frattempo, si erano riempiti di latte. Allo stesso modo in cui aveva consumato il veleno, senza comprendere il significato del gesto, Lilkantho ingoiò il dolce liquido e fu subito liberato dalla sofferenza. La pelle di Kali si tinse d’azzurro e in quell’aspetto fu soprannominata TARA (10), Colei che brillando nel firmamento fa da guida al navigante.

In altre parole, veleno e latte, due sostanze dagli effetti in netta opposizione tra loro, costituirono le polarità introiettive che portarono S’iva dalla sofferenza alla liberazione. Da questo deduco che, a volte, in via del tutto eccezionale, un introietto particolarmente velenoso potrebbe essere dissolto da una “introiezione” positiva, purché a favorirla sia un artista in materia o, in alternativa, una persona capace di intervenire con delicata empatia.

Il gesto di Kali, in ogni caso, non fu una strategia terapeutica ma un atto d’amore, e il suo latte era un alimento incontaminabile. Oltre a quelle incontaminabili, esistono anche sostanze purificate, come ad esempio il PRASHADA (da Prashida, beneficio, grazia), ossia ciò che resta del cibo offerto alle Divinità, a persone particolarmente significative per la propria evoluzione, a persone care o a qualcuno in cui sia stata riposta la propria fede. Sostanza suscettibile di creare contatto, il cibo sacrificato alle Divinità e poi consumato è considerato dagli Hindu il mezzo più diretto per la trasmissione del PRANA (11) proveniente dal Guru (12) o dalla Divinità; il devoto, a sua volta, quasi per osmosi, sperimenta una comunione estatica. Si tratta di un rito che produce una mistica trasformazione, un potenziamento energetico ed una temporanea confluenza (13) tra l’IO e il TU. Il devoto, inoltre, riceve una sicura benedizione e in caso di malattia potrebbe persino beneficiare dell’eventuale guarigione.



Lila-Lila

Tempo fa, ho ricevuto in regalo un gioco chiamato Lila. Si tratta di un cofanetto contenente un dado, un volume con la spiegazione della terminologia spirituale hindu e una scheda componibile. Ad ogni tiro, il giocatore potrebbe avere l’opportunità di conoscere il proprio Karma (14), di migliorarlo e di accedere all’illuminazione. Dopo averne osservato il contenuto, ho sentito lo stesso disgusto provato diverse sere precedenti, allorché mi era capitato di veder pubblicizzata una famosa auto con il mantra (15) del Dio S’iva; lo stesso dispiacere di quando vedo gli astrologi avvilire la loro arte, riducendola in una serie di superficiali previsioni televisive. Tralasciando le polemiche sul nuovo stile transculturale del consumismo, penso anche alla psicoterapia della Gestalt e mi chiedo che cosa direbbe Perls (16) se le tecniche della sua terapia fossero prima deprivate delle teorie di riferimento e poi trasformate in un gioco dell’oca, ad uso di consumatori ignari; o che cosa direbbe se vedesse l’apporto psicosociale dei Polster (17) trasformato in una strategia imprenditoriale per poter meglio manipolare la psiche dei dipendenti e per indurli a cambiare il proprio programma di vita, a favore degli interessi aziendali. Mi sembra quasi di vederlo: indifferente all’uso o all’abuso delle sue teorie, Perls sta scoppiando in una sonora risata. Stanco dei continui incontri cosmici, adagiato su di una meteora, di fronte ad una sedia siderale (18) – ormai, appena tiepida – ancora intento a recepire le nuove sfaccettature transplanetarie del suo Sé, egli nemmeno si accorge di questi intrighi terrestri. O forse, desideroso di giocare ma ormai solo e privo dell’abituale sostegno ambientale, egli è in preda all’angoscia per l’assenza gravitazionale del “qui ed ora”, limite di sicurezza sconosciuto nell’Universo senza confini. Mossa da compassione per la solitudine del maestro e ancora impressionata dalla sua angoscia virtuale, prendo coscienza della meschinità dei miei conflitti terrestri. Memore degli insegnamenti ricevuti, sospendo il giudizio sulla natura del dono e provo gratitudine per l’innocente donatore di cui sento l’affetto e l’entusiasmo. Finisco poi con l’apprezzare il gioco; inoltre potrei divertirmi, usandolo con mio figlio e con gli amici. D’altro canto, anche il gioco dell’oca come un qualsiasi altro strumento occasionale, usato con sincerità e attenzione, può diventare un mezzo di consapevolezza.


LILA-LILITH-LUNA NERA
Sovrana delle acque profonde e Signora delle ombre personali, Lilith è la Detentrice possessiva di preziosi gioielli, intrecciati ai fili di potenti introietti. Ella incarna anche i desideri confusi, i bisogni negati, i rimpianti, le immagini relative alla morte, gli aspetti di sé indesiderati, le rimozioni e tutto ciò che resta come rannicchiato negli angoli più reconditi della coscienza.
La tenebrosa abitante degli abissi, essendo anche Signora delle piogge, dei fulmini e degli uragani, sconvolgendo gli schemi del controllo sugli Elementi, può fornire gli strumenti necessari all’uso creativo di quel potenziale energetico che, abbandonato invece al flusso delle correnti interne, potrebbe alimentare l’alternarsi di due pericolose quanto inconsapevoli attività: la sedimentazione del materiale sommerso e la corrosione dei canali che ne permettono la percezione.
Affinché la trasformazione evolutiva avvenga, la natura apparentemente terribile d’alcuni aspetti del proprio sé dovrebbe essere illuminata dalla scintilla dell’intuizione. Di tale processo è insignito Plutone, sinonimo di ricchezza interiore, Signore della soglia e guardiano del “confine di contatto” tra i due mondi. A sua volta, egli necessita del contributo di Nettuno, Dio dell’oceano e detentore di tutto ciò che non può essere afferrato.

Lilith imprigiona, intrattiene o libera le ombre personali. Il Signore degli Inferi, operando in modo occulto, dissolve o ispessisce i foschi addensamenti che intorpidiscono le acque dell’inconscio. Nettuno, invece, reggendo il tridente (19) della triplice Conoscenza, dissolve i confini del reale e permette la visione d’altri mondi. Hades l’Oscuro, figlio di Crono e di Rea, presenza inquietante ma non negativa, incarna le ombre collettive, la dimensione transpersonale, le allegorie, le metafore e la creatività geniale nel riuscire a mimetizzare certe verità, per non tradire il segreto o svelare i misteri. Egli, inoltre, comunica con il regno della Signora oscura, grazie ad una lucentissima lastra circolare. Tale strumento, oltre ad essere un passaggio segreto tra il mondo sotterraneo e quello sottomarino, funge da elmo, da scudo, da specchio, da stroboscopio e, di tanto in tanto, si trasforma nella barca che trasporta le ombre sul fiume dell’oblio. In questo modo, emozioni dolorose, ricordi angoscianti, pensieri intossicanti e sentimenti ritenuti poco accettabili o non adatti a lasciare il fondo delle acque letali, sono prima catturati e poi trasformati in riflessi ondeggianti, in proiezioni (20), sogni, allucinazioni, stati alterati di coscienza, immagini distorte e personaggi confusi. Nettuno a sua volta, sollevando il tridente, apre il varco dall’Acqua alla Terra e da questa all’Etere, per poi tradurre l’insieme in visioni fantastiche ma accessibili alla mente umana.

Le tre figure archetipiche rappresentano anche componenti importantissime di un oroscopo e astrologicamente esprimono tre differenti possibilità di trasformazione. Lilith, da non confondere con il Novilunio, è il secondo fuoco dell’orbita lunare, il punto in cui la Luna è al suo apogeo e quindi alla massima distanza dalla Terra. Plutone, pianeta costituito da una miscela di polveri e di gas congelati, è piccolo, lento, increspato e potente; è simile ad una sfera di ghiaccio e si trova al confine del sistema solare. Nettuno è un pianeta dal colore verdazzurro, è avvolto da un’atmosfera rigidissima e ricca di metano, mostra in superficie un profondo oceano ed è circondato da anelli sottili.

Nel mio tema astrale, per esempio, Lilith occupa la seconda casa, sul decimo grado dell’Ariete; forma un trigono con Plutone in Leone nella casa settima ed è opposta a Nettuno in Bilancia nell’ottava casa; Nettuno è, a sua volta, sestile allo stesso Plutone. La soglia dei miei chiaroscuri è un confine di Fuoco che illumina e riscalda ma che un leggerissimo soffio d’Aria, al momento sbagliato, potrebbe bruciare o inaridire. Soffermandomi sulle case occupate dai primi due astri, la seconda e la settima, leggo nel trigono Lilith-Plutone, l’opportunità di usare l’Ombra come strumento di progressione ma anche come nuovo canale di comunicazione. Per usufruire delle virtù provenienti dal trigono ombroso, dovrei prendere coscienza dei limiti che ostacolano la mia evoluzione e perché ciò avvenga, sarà necessario comprendere la natura di Nettuno in casa ottava: attraverso il significato da me attribuito alla morte, dovrei vagliare le ragioni che sostengono la fede e il misticismo, ponderare il significato del piacere per l’immaginario e valutare i motivi del bisogno d’evasione. La consapevolezza di certi blocchi, inoltre, potrebbe contribuire al superamento di alcuni punti nevralgici o alla convivenza pacifica con quelli non ancora risolvibili, così da ottenere il giusto equilibrio tra il piacere di stare con gli altri e il desiderio di solitudine.

Lo scudo può trasmettere sia il calore, sia la freschezza. Dal lato esterno, esso capta e riflette i raggi solari, producendo energia calda; da quello interno, crea e proietta l’ombra, offrendo refrigerio. L’uso adeguato di questo strumento dalle molteplici proprietà può far sì che le relazioni sociali non troppo congeniali possano diventare più accettabili. In altre situazioni, invece, quando la realtà diventa troppo dura da masticare e il boccone non adatto ad essere “aggredito e frantumato” (21), potrei usare lo scudo per diventare invisibile. Il trigono di Lilith e Plutone, quale strumento omeostatico, può aiutarmi a “retroflettere” (22) l’opposizione di Lilith a Nettuno e il sestile dello stesso a Plutone mi aiutano invece a deflettere (23), dirottando le provocazioni sgradevoli verso un puntino sfocato o su di uno sfondo mobile e passeggero.

I cosiddetti meccanismi di difesa, usati in modo limitato e consapevole, sono ottime strategie per tutelarsi: l’importante è stare attenti a non diventarne prigionieri, tramutandoli in blocchi energetici e rigidità stereotipate.



LILA-GIOCO

Qui, faccio riferimento al significato letterale della parola, al suo valore di ludicità ma anche a quello di creazione e recitazione. E così nasce il gioco dell’asse casa quinta- casa undicesima.

BRAHMA il Creatore, sotto l’influsso di Vidya Sarasvathi (24), sua controparte femminile e Lila ispiratrice, provocò il fenomeno dell’esteriorizzazione e per puro divertimento si lanciò nel Karma della creazione, restando conduttore e spettatore del suo stesso gioco. Dopo aver emesso il mantra OM (25), Egli generò la prima forma e poi, sotto l’aspetto di Adikabi, il primo Poeta-Drammaturgo, la moltiplicò all’infinito, dando voce agli innumerevoli protagonisti della trama cosmica. In seguito, desiderando interpretare il ruolo di tutti i personaggi creati, recitò così divinamente da scordare la sua identità iniziale. Anche Sarasvathi bianca, Signora delle Arti e della Parola, desiderò giocare e perciò, anagrammando il bija Aim (26) o intrecciandolo con altri monosillabi e mascherandosi sotto le false spoglie d’Avidya (27), confuse Brahma con verbi sconnessi, lo stancò con risposte vaghe, gli fece perdere la cognizione del Grande Tempo e con essa la regia del gioco. Fu così che la trama originale della storia cosmica andò perduta nelle nebbie del Caos. E dalla notte dei tempi, il gioco del Karma continua: le galassie dei vari Universi appaiono, scompaiono, si alternano e si trasformano, tra un’esplosione, un periodo d’apparente stasi e un’implosione. Allo stesso modo, gli esseri viventi nascono, vivono, muoiono, rinascono ancora e cambiando ripetutamente forma e nome, oltre che ruolo da interpretare, dimenticano le trascorse identità.

Il piacere provato dagli umani per il teatro, il cinema e tutte le varie forme di rappresentazione, deriverebbe da una nostalgica e collettiva memoria della recitazione karmica, arte divina, tramandata dai primordi della vita cosmica. Forse, non esiste popolo della Terra che ignori questo tipo di ricreazione. Nel mondo degli umani, la recitazione può rivelarsi come gioco evolutivo in certe occasioni e come tendenza insidiosa in altre. Forte è il rischio quando, una volta calato il sipario, l’autore-attore-regista, non ritrovando più la propria immagine o perdendo il contatto con il ruolo stabilito, resta prigioniero dentro la maschera dei suoi personaggi. Tale incidente può capitare a chiunque, ma le possibilità di ritrovarsi sono infinite, e quando si riprende coscienza della propria natura, ci si accorge di aver conosciuto parti insospettate di se stessi. Nell’ambito delle patologie, queste tendenze potrebbero trasformarsi in due specifici disturbi: la perdita di contatto con la propria storia e il delirio d’onnipresenza. In entrambi i casi, si tratta di un dramma i cui protagonisti si confondono nell’ambiguità di un pericoloso presente, ove i confini sono soggetti ad una mobilità rapidissima o ad un rigore fisso, secondo la situazione.

Secondo la filosofia del Tantra, la follia e la santità sono due realtà simili e, a volte, confinanti. Il ritiro effettuato dagli asceti, dai saggi, dagli illuminati e da qualunque ricercatore sincero, è un viaggio mistico in cui il pellegrino, resta nell’immobilità totale. Superati i confini della mente e del corpo, l’anacoreta proietta su di sé l’immagine della divinità prescelta e confluisce, a sua volta, in tutte le parti del Creato. In questo caso, non vi è delirio d’onnipresenza ma COMUNIONE COSMICA. Si tratta di una fusione trascendentale tra “proiezione” e “confluenza”. È uno stato di consapevolezza in cui cose e persone sono riconosciute come particelle della propria essenza e dell’intero creato, in quanto elementi della Divinità. In una fase successiva, allorché il proprio respiro si fonde con quello del Cosmo, si passa direttamente allo stato di NIRVIKALPA SAMADHI (28). Nello stesso tempo, il proprio io perde ogni forma, è libero da ogni ruolo, è identico ad ogni altra creatura ed è esente da tutte le forme di condizionamento, comprese le influenze planetarie. Naturalmente, si tratta di un livello che non può essere mantenuto costantemente e ancor meno per l’intera durata della vita. Il limite massimo è di ventuno giorni consecutivi, superato il quale, il soffio vitale abbandona il corpo.



KRIYA

Specchio, carbonio cristallizzato, durezza, gelo. La barriera di ghiaccio, quale confine di contatto, è uno splendido gioiello autistico che separa e difende, mentre desensibilizza. Si tratta di un autismo elettivo, acquisito, post introiettivo e forse, non irreversibile. Nel cuore del diamante, nella sua immobilità speculare, è stata ibernata un’immagine che, dietro pareti inscalfibili, sembra non poter più riflettere se stessa, né la sua trasformazione.

Il gelo può costituire una resistenza totale al contatto.

In questo momento però, Kriya mi ricorda Krio’s, l’Ariete, il segno di Fuoco che ospita la Lilith del mio tema natale. E se l’energia arietina della Luna nera sciogliesse l’acqua cristallizzata del Cancro, mio segno natale? E se il gelo plutoniano, grazie al calore della residenza in Leone, si sciogliesse e riportasse il segno alla sua vera natura? Pericolo o liberazione? Di sicuro, cambiamento!

Lo specchio è il frammento di luce tra il Caos e la Creazione, il passaggio segreto tra i due mondi, la porta invisibile tra i vari livelli di coscienza. Accendo la candela del Trataka (29), dischiudo le palpebre, allargo le pupille, osservo meglio le profondità speculari, vado oltre le immagini distorte, respiro dolcemente, ignoro i miraggi e resto indifferente ai riverberi accecanti della superficie riflettente. Lo specchio non è più velato dal gelo ma è leggermente appannato dal calore del mio stesso fiato. Respirando meglio, intuisco che l’iceberg può dissolversi in una miriade di gocce che, scorrendo, vanno a confondersi con le acque fluviali.

Riemergo dai flutti letali dell’oblio, abbandono il fiume sacro, lascio per un po’ il tridente e mi allontano dal bosco di neri pioppi. La fossa del Tartaro risveglia un’antica memoria. Ai piedi di un cipresso, sto sovvertendo il mito e in ricordo della reciproca seduzione offro all’affascinante Signore degli Inferi un narciso in cambio di un chicco di melagrana; poi lo abbandono.

Ora, sto fissando il cielo stellato di un nuovo stile di vita. Sento emergere una sensibilità più viva, scorgo una porta diversa e per aprirla trovo le chiavi di Chirone (30), il centauro guaritore, cultore e maestro di tutte le Arti. Figlio naturale di Saturno e della ninfa oceanica Filira, fratello di Plutone, padre della profetessa Ippe, allievo di Apollo e maestro di Esculapio, Chirone fu ferito da una freccia avvelenata, scagliata casualmente dal suo allievo Ercole. Per eliminare l’eterna sofferenza derivante dalla ferita ulcerosa, il Centauro che poteva guarire tutti ma non se stesso, offrì la sua immortalità a Prometeo.

Classificato prima come asteroide, poi come planetoide e infine riconosciuto quale cometa dai tratti irregolari, questo corpo celeste sembra essere fuggito dalla cintura di Kuiper, in una sorta di movimento autonomo. Per analogia, esso è associato alla figura del contestatore, al dissidente e all’esistenzialista. Astrologicamente, il maestro guaritore è il ponte tra il rigore terreno di Saturno e la leggerezza celeste d’Urano, è la possibilità di risolvere l’antitesi tra due polarità conflittuali: l’autorità saturnina e la ribellione uraniana, il Topdog (31) della responsabilità e l’Underdog della libertà, il vecchio e il nuovo. Di là da questo, il mentore ferito rappresenta anche la casualità accidentale, gli imprevisti condizionanti, la liberazione dal dolore delle antiche ferite, il senso che si attribuisce alla morte, l’eutanasia, il dono degli organi con relativo trapianto, la medicina olistica, la psicoterapia, la figura dello psicoterapeuta, il processo di guarigione e, soprattutto, il mezzo per sondare le realtà sommerse.

Riflettendo bene, in Chirone vedo anche il significante del DONO, la chiave simbolica del linguaggio da decifrare, prima di poter accordare la propria natura ad un mondo non sempre ideale e ad una società non troppo congeniale. L’esempio del taumaturgo ferito ci mostra la maniera di elaborare le reazioni agli accidenti non ascrivibili al libero arbitrio e il coraggio per abbandonare la parte obsoleta o morta di noi stessi, a favore di una natura più realistica ed attuale.

Con l’aiuto del Centauro in Sagittario, io spezzerò i sigilli, tradurrò i crittogrammi e uscirò dalle pareti adamantine. Ricordando che, oltre ad essere nata con il Sole in Cancro e oltre ad avere la Luna in Pesci, ho Venere associata a Plutone in Leone, decido di creare un amuleto a forma di stella che racchiuda le virtù idratanti della Luna, l’energia calda del Fuoco e il potere del Tempo che scorre. Le pietre saranno opali, ametiste e zaffiri blu ma dove troverò l’essenza energetica da infondere nell’anello stellato? Laggiù, accanto alla sorella marina e ad un ramo corallino o lassù, tra il globo lunare e le altre sfere celesti? La natura capricornea del mio Ascendente suggerisce che, trattandosi di un talismano, sarà meglio estrarne la sostanza dal nucleo della mia essenza vitale, là dove i cinque Elementi, unendosi al sé corporeo, confermano la mia esistenza sul pianeta Terra.



MUKTA

In questo momento, preferisco interrompere il gioco e rifarmi all’etimologia del termine mukta, ossia: libero, liberato, sciolto, illuminato.

Libera-liberata. Potrò mai liberarmi dal gioco delle polarità introiettive e proiettive? A volte sì, a volte no; da sola o con l’aiuto di persone esperte; qualche volta, invece, la partita è utile e va giocata.

Sciolta. Potrò mai spezzare gli anelli della catena che ho soprannominato FOBIA DI CLONAZIONE? Forte è stato il bisogno di salvaguardare la mia unicità. Purtroppo, quasi in una sorta di “coazione a ripetere”, mi è capitato sin troppo spesso di imbattermi nelle persone più adatte a concretare questi timori e, senza saperlo, in un gioco di proiezioni multiple, ho alimentato le tendenze narcisiste.

Guardando lo specchio, ora scopro un’espressione nuova e vedo diversamente il mondo. Ho perso la caratteristica ingenuità e con essa l’innocenza, ma conservo la responsabilità della luce di cui sono custode, anzi devo adoperarla. Stanca di comunicare bene solo in forma scritta, sto imparando a giocare con Marte in Gemelli. Più tardi, la nostalgia cederà il posto ad un’ulteriore forma d’integrazione. Cercherò d’essere una guerriera decisa e gentile, a volte luna calante e a volte luna crescente; a volte luminosa e a volte oscura; a volte vincitrice e a volte vinta, ma sempre pacifica, coraggiosa e sorridente.



MUKTA-PERLA

Ogni astro è un gioiello unico, esclusivo ed ineguagliabile, una luce che pur tempestando di bagliori il firmamento, mai potrà illuminare l’oscurità dell’intero spazio.

Un minuscolo granello di polvere, perduto in un’atmosfera rigida, fu urtato da una molecola; a causa dell’algida temperatura, tra il polveroso frammento e la particella si stabilì una profonda connessione. Con il trascorrere di milioni d’anni, altre molecole urtarono il pulviscolo. Il succedersi incessante di contatti diede origine ad una nebulosa che divenne via via sempre più grande e luminosa: sullo sfondo indistinto apparve una splendida cometa.

Le stelle sono perle celesti, proiezioni spente d’antichi corpi siderei o ricordi luminescenti di realtà remote e ormai estinte. L’essenza d’ogni perla acquatica è un granello di sabbia finito prigioniero tra le pareti di un’ostrica. La potenzialità dell’ostrica è di ospitare un granello selvaggio, di proteggerlo con preziosissimi strati iridescenti e di elevarlo nell’ombra del suo involucro coriaceo, fino a tramutarlo in pietra preziosa.

Allora, la gemma marina è libera quando conserva la forma di un granello esterno, quando vive come perla avvinghiata alla conchiglia, quando impreziosisce un gioiello o quando è una rarità separata da qualsiasi altra essenza? La perla racchiude la perfetta armonia dei cinque elementi ma qual è il suo segreto? Si tratta di un enigma non ancora sciolto. Per il momento, la risposta è Mukta Kriya, il rito della perla.

Sullo sfondo dell’orizzonte violaceo, entra in figura il verde e dietro di esso, Urano.





NOTE

1) Terapia della Gestalt = “L’idea della terapia Gestalt è trasformare gli individui di carta in persone reali: riportare alla vita l’uomo intero della nostra epoca e insegnargli ad usare la sua potenzialità innata”. F. Perls, L’approccio della Gestalt. Astrolabio

2) Tantra = da tan, tessere, indica la trama dell’Universo in cui i principi e le energie costituenti s’intrecciano con il vissuto individuale. Secondo la filosofia tantrica, l’autorealizzazione e la liberazione derivano da un uso creativo della realtà fenomenica, piuttosto che dalla rinuncia ad essa.

3) Nila Sarasvati Tara = La Dea Tara nella forma di Sarasvati dalla pelle colore blu zaffiro. In quest’aspetto, per confondere o illuminare gli esseri umani, Tara gioca con le lettere dell’alfabeto e con le parole, trasformandole in messaggi fuorvianti o in folgorazioni chiarificanti.

4) Cinque elementi = Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere sono i principi costituenti della vita cosmica e dell’energia umana. Nella tradizione tantrica, ogni sequenza di un rito è abbinata ad un determinato elemento ed al Chakra corrispondente. I primi quattro elementi sono anche parte dell’Astrologia.

5) Introietto =secondo la terapia della Gestalt, quando s’introietta qualcosa, la s’ingoia per intero, senza masticarla. Introiettare vuol dire anche accettare, indiscriminatamente. In genere, s’introiettano le regole e i giudizi impliciti o espliciti dei genitori o d’altre figure che rappresentano l’autorità.

6) Chakra = letteralmente, ruota. I Chakra sono centri sottili contenenti Energia vitale. Ognuno rappresenta il tipo d’energia che fa da sfondo ad un periodo della vita e ad un aspetto specifico della persona.

7) Gola = Per il Tantra, all’altezza della gola, si trova il quinto chakra, connesso alla Dea Sarasvathi, al senso dell’udito, a tutti i suoni udibili e non percepibili e all’elemento etere. La meditazione su questo centro e sul suo elemento, esalta il dono poetico e letterario, migliora la facoltà d’interpretare il significato dei sogni e dona il potere di decifrare anche il messaggio più criptico. Un blocco in questa zona rivela la presenza di un veleno che inibisce la comunicazione.

8) Mahamaya = Il Potere supremo che nella sua manifestazione femminile, rende possibile la creazione.

9) Confine di contatto = “Dovunque e comunque si abbia l’esistenza di un confine, esso è sentito sia come contatto sia come isolamento” E. M. Polster.

10) Tara = Significa stella ma anche pupilla. Gli occhi e in particolare le pupille sono le stelle che illuminano l’oscurità, rivelano i segreti, creano contatto ma fungono anche da barriera. Nel culto tantrico della Dea Tara, gli occhi sono alla base di tutte le meditazioni e i riti.

11) Prana = Energia cosmica che rende possibile la vita nell’Universo e nell’essere umano.

12) Guru =Da gu, oscurità e ru, luce. Il guru è il maestro che porta l’allievo dalle tenebre alla luce.

13) Confluenza =resistenza o modalità di contatto in cui l’io confluisce nel tu. L’individuo non avverte il confine tra sé e l’ambiente. “La confluenza è un fantasma inseguito da coloro che vogliono ridurre le differenze, in modo da moderare l’esperienza sconvolgente del nuovo e dell’altro”. E. M. Polster, Terapia della Gestalt integrata.

14) Karma = per gli hindu, è la legge cosmica d’azione-reazione, di causa- effetto, alla base della trasformazione individuale. Cambiando ripetutamente forma, ogni essere vivente ha la possibilità di evolvere o di regredire, fino al raggiungimento della liberazione finale.

15) Mantra =sillaba o insieme di sillabe sacre di grande potere evocativo e trascendentale. I mantra più potenti sono i bija o semi, monosillabi privi di significato, dall’Energia esplosiva e illuminante.

16) Perls Fritz =Fondò negli Stati Uniti la scuola di Terapia della Gestalt e diresse l’Esalen Institute.

17) Polster Erving e Miriam = hanno fondato il Training Center di San Diego ed hanno esteso le applicazioni della Gestalt anche al campo sociale.

18) Sedia siderale = riferimento alla tecnica gestaltica della sedia calda.

19) Tridente =è lo scettro di Nettuno ma anche del Dio indiano S’iva. Secondo il Tantra, le tre punte rappresentano i principi Jñana, Iccha e Kriya. Il tridente viene consegnato ai sadhu, dopo l’ultima iniziazione.

20) Proiezione = resistenza o modalità di contatto in cui si rinnegano alcuni aspetti di sé, attribuendoli ad altri. La paranoia può essere un caso patologico di proiezione. “Colui che proietta è un individuo che non può accettare i propri sentimenti e le proprie azioni perché non dovrebbe sentire né agire in quel modo”. E. M. Polster

21) Boccone aggredito e frantumato = secondo la Gestalt, il frantumare e aggredire il boccone, corrisponde alla fase in cui la realtà viene elaborata, assimilata e fatta propria, dopo averla destrutturata con la masticazione.

22) Retroflettere = è la resistenza o modalità di contatto in cui l’individuo traccia una netta linea di confine tra sé e l’ambiente. “Colui che retroflette rinuncia a qualsiasi tentativo di influenzare il proprio ambiente, diventando un’unità isolata e autosufficiente” E. M. Polster

23) Deflettere = “La deflessione è una manovra per distogliersi dal contatto diretto… Colui che risponde deflettendo il messaggio dell’altro, quasi come se avesse uno scudo invisibile, spesso sperimenta se stesso come immobile…” E. M. Polster, Terapia della Gestalt integrata. Giuffrè Editore

24) Vidya Sarasvathi = la Dea Sarasvathi nella sua forma di Conoscenza.

25) OM = il suono primordiale da cui derivano tutti i suoni e tutte la parole. Il mantra che ha dato origine a tutti i mantra.

26) Aim = è il mantra della Conoscenza ottenuta per rivelazione o per intuizione.

27) Avidya = L’ignoranza

28) Nirvikalpa Samadhi= stato di consapevolezza privo di rappresentazioni mentali. L’individuo perde la percezione del mondo esteriore per vivere nella dimensione della Coscienza divina.

29) Trataka =pratica dello yoga consistente nel fissare con fermezza un oggetto o un punto, senza muovere gli occhi e le palpebre; nelle tecniche del Tantra, si usa una candela, abbinata a respirazioni speciali e a visualizzazioni particolari, poi si passa alla pratica con i propri occhi allo specchio e infine, a quelli di un’altra persona.

30) Chirone = il glifo astrologico che lo rappresenta ha la forma di una chiave perché è ottenuto dalla sovrapposizione di K e O, le iniziali di “oggetto Kowal”.

31) Topdog e Underdog =nella terapia della Gestalt, la divisione della coscienza in due parti è vista come la battaglia tra Topdog e Underdog, i due estremi di una stessa persona. Topdog può essere, per esempio, il modo in cui si dovrebbe essere secondo le aspettative dei genitori, del gruppo o della società e Underdog, la parte che protesta o rifiuta di accettare la coercizione.






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