Giordano Bruno

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00martedì 11 marzo 2008 15:20
L'uomo Nuovo


De l'infinito, universo e mondi
Se io, illustrissimo Cavalliero, contrattasse l'aratro, pascesse un gregge, coltivasse un orto, rassettasse un vestimento, nessuno mi guardarebbe, pochi m'osservarebono, da rari sarei ripreso e facilmente potrei piacere a tutti. Ma per essere delineatore del campo de la natura, sollecito circa la pastura de l'alma, vago de la coltura de l'ingegno e dedalo circa gli abiti de l'intelletto, ecco che chi adocchiato me minaccia, chi osservato m'assale, chi giunto mi morde, chi compreso mi vora; non è uno, non son pochi, son molti, son quasi tutti. http://www.filosofico.net/infinito.htm

Sonetto 1

Mio passar solitario, a quelle parti,
2 A quai drizzaste già l'alto pensiero,
3 Poggia infinito, poi che fia mestiero
4 A l'oggetto agguagliar l'industrie e l'arti.
5 Rinasci là; là su vogli' allevarti
6 Gli tuoi vaghi pulcini, omai ch'il fiero
7 Destin av'ispedito il corso intiero
8 Contra l'impresa, onde solea ritrarti.
9 Vanne da me, che più nobil ricetto
10 Bramo ti godi; e arrai per guida un dio,
11 Che da chi nulla vede è cieco detto.



..."Così comunmente si crede; ma questa imaginazione -compreso che sarà il moto di questo astro mondano in cui siamo, che, senza essere affisso ad orbe alcuno, per il generale e spacioso campo essagitato dall'intrinseco principio, propria anima e natura, discorre circa il sole e si versa circa il proprio centro - averrà che sia tolta: e s'aprirà la porta de l'intelligenza de gli principii veri di cose naturali ed a gran passi potremo discorrere per il camino della verità. La quale, ascosa sotto il velame di tante sordide e bestiale imaginazioni, sino al presente è stata occolta per l'ingiuria del tempo e vicissitudine de le cose dopo che al giorno de gli antichi sapienti succese la caliginosa notte di temerari sofisti."

Non sta, si svolge e gira
Quanto nel ciel e sott'il ciel si mira.
Ogni cosa discorre, or alto or basso,
Benché sie 'n lungo o 'n breve,
O sia grave o sia leve;
E forse tutto va al medesmo passo
Ed al medesmo punto.
Tanto il tutto discorre sin ch'è giunto.
Tanto gira sozzopra l'acqua il buglio,
Ch'una medesma parte
Or di su in giù or di giù in su si parte
Ed il medesmo garbuglio
Medesme tutte sorti a tutti imparte.
12 Il ciel ti scampi, e ti sia sempre pio
13 Ogni nume di questo ampio architetto;
14 E non tornar a me, se non sei mio.



La Cena De le ceneri

1584

AL MAL CONTENTO

Se dal cinico dente sei trafitto,

lamentati di te, barbaro perro;

ch'invan mi mostri il tuo baston e ferro,

se non ti guardi da farmi despitto.

Perché col torto mi venesti a dritto,

però tua pelle straccio, e ti disserro:

e s'indi accade ch'il mio corpo atterro,

tuo vituperio è nel diamante scritto.

Non andar nudo a tôrre a l'api il mele;

non morder, se non sai s'è pietra o pane;

non gir discalzo a seminar le spine.

Non spreggiar, mosca, d'aragne le tele;

se sorce sei, non seguitar le rane;

fuggi le volpi, o sangue di galline.

E credi a l'Evangelo,

che dice di buon zelo:

dal nostro campo miete penitenza

chi vi gettò d'errori la semenza.


www.filosofico.net/cena.htm
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