Entrare nel Mahayana

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00martedì 11 marzo 2008 19:36
il grande risveglio.


Dal punto di vista buddhista la cosa più significativa che possiamo tirare fuori dalla nostra vita umana è l'altruismo.
Sicuramente ci sono tanti altri significati, tante altre cose che hanno un senso nella vita umana, ma quella che ha il valore più alto è l'attitudine altruistica: la mente altruistica, i pensieri altruistici, l'azione altruistica.

L'argomento di oggi ha come tema "Entrare nel Mahayana".
Dal punto di vista letterale Mahayana è composto da Maha che vuoi dire grande e Yana che vuoi dire risveglio, quindi Mahayana vuol significare il grande risveglio.

È come un jumbo jet; ci sono aerei che possono portare soltanto dieci persone, altri che ne possono portare cinquanta, mentre il jumbo ne può portare anche duecentocinquanta.
Il Mahayana è appunto come un jumbo jet, è come un veicolo che può portare molte persone da un posto di partenza fino a dove si desidera arrivare.

Entrare nel Mahayana vuol dire anche assumersi la responsabilità di portare questa enorme moltitudine di persone da una condizione di disagio ad una condizione più piacevole. Non è una cosa così semplice, anzi è un compito abbastanza pesante da affrontare perché entrare nel Mahayana vuoi dire accollarsi la responsabilità di tutti gli esseri senzienti. Per questa ragione il Mahayana viene chiamato il Grande Veicolo.

Non è il nome di un libro, di una scuola, di un ordine, ma è piuttosto quello stato mentale che ci porta a prenderci la responsabilità di tutti gli esseri senzienti. Viene chiamato "grande" perché ha un grande obiettivo: soddisfare tutti gli esseri senzienti.

Ci sono moltissime qualità, moltissimi argomenti che sono contenuti nella grandezza del Mahayana. Queste cose non sono solo un oggetto di visualizzazione per la meditazione, ma sono parte di una azione pratica. Perché noi soffriamo, patiamo l'angoscia, siamo afflitti da molto stress, e la causa di tutto questo è che abbiamo una debole coscienza di noi stessi.
La causa di ciò risiede in quello che in termini tecnici viene chiamata chiusura mentale o "mente ristretta". E' come se noi fossimo chiusi in una stanza molto piccola, senza porte e senza finestre, e non ci fosse alcuna possibilità di far entrare o uscire aria ed altre persone o di avere qualunque tipo di contatto con il mondo esterno. Tutto ciò ci causa molti problemi: noi entriamo in questo spazio ristretto perché ci fa sentire al sicuro, ma in seguito ci crea molti problemi. Quindi bisogna allargare questo spazio, bisogna aprire delle porte e delle finestre per far entrare l'aria e per metterci in contatto con le altre persone. Questo è quello di cui abbiamo veramente bisogno e solo così potremo respirare meglio. Per tale motivo questo stato mentale viene chiamato "Il grande veicolo".

Ho scelto questo tipo di metafora per spiegare come noi di solito abbiamo questa mentalità, questo tipo di chiusura, mentre al contrario abbiamo bisogno di essere aperti, di aprirci al mondo. Questo tipo di attitudine è la quintessenza del pensiero e del sentiero del Buddha, quella che ci porterà verso la liberazione finale. Aprirsi a tutti gli esseri senzienti, prendersi la responsabilità di tutti gli esseri senzienti, questo è quello che noi chiamiamo la mente dell'illuminazione ed è quello che in sanscrito viene chiamato la “Bodhicitta”, dove "Bodhi" significa illuminazione e "cìtta" significa mente. Quando noi siamo devoti all'immagine del Buddha o del Bodhisattva, non vuol dire che noi siamo devoti a quella figura dipinta del Buddha o del Bodhisattva, ma significa piuttosto che noi siamo devoti a quel tipo attitudine altruistica.

Nei testi Mahayana è scritto che è difficile distinguere chi ha questo tipo di attitudine mentale e chi non ce l'ha, ed è per questo che ogni essere umano ed ogni essere vivente è oggetto di devozione e di rispetto. Da questo atteggiamento mentale si creano le basi per fondare la propria Bodhicitta, la propria mente altruistica, e una delle caratteristiche peculiari della Bodhicitta è che noi diamo rispetto e devozione a tutti gli esseri viventi.

La responsabilità nei confronti degli esseri viventi non è quella disposizione mentale per cui guardiamo gli altri dall'alto in basso, ma è l'attitudine con la quale ci poniamo di fronte al nostro maestro, ai nostri genitori, agli anziani. Ed è per questo che nella pratica di Bodhicitta si recita il verso "Possa io essere il servo di tutti gli esseri viventi".

Quindi i Bodhisattva, coloro che possiedono la Bodhicitta, sono quegli individui che si considerano in basso e mettono tutti gli altri ad un livello superiore. Io penso che se noi cerchiamo, se osserviamo bene, anche nella nostra società attuale si possono trovare dei Bodhisattva.
Questa non è una figura soltanto ideale, ma è anche una cosa pratica. Le istituzioni religiose oggi sono molto diverse da come erano all'origine, e chiaramente se noi guardiamo un'alta autorità di qualsiasi religione - cristiana, islamica, buddhista - noi pensiamo che questa autorità debba avere delle qualità speciali, ma spesso non è così. Costoro hanno dei troni, delle macchine e dei veicoli speciali, mentre invece sono i Bodhisattva, coloro che hanno la mente altruistica, che dovrebbero essere considerati le persone di più alto livello, quelli a cui bisogna fare riferimento. In verità le persone religiose dovrebbero essere coloro che si considerano i servi di tutti gli altri e che mettono tutti gli altri ad un livello superiore a loro stessi. Qualche volta il Papa, quando va a visitare qualche terra straniera, quando scende dall'aereo bacia per terra. Penso che questo sia molto bello, perché mettersi per terra è una tradizione molto antica. Stiamo parlando di entrare nel Mahayana e il Mahayana non è una specie di stato speciale, un ordine. Non è che noi entrando nel Mahayana ci mettiamo un adesivo, un'etichetta con su scritto: "Sono Mahayana". Al contrario il Mahayana è un'attitudine mentale molto speciale. Nei testi classici, quando si parla della Bodhicitta, la mente dell'illuminazione, essa viene definita come lo stato mentale di colui che vuole raggiungere l'illuminazione per poter servire tutti gli esseri senzienti.
Quindi possiamo dire che la Bodhicitta è la combinazione di due differenti attitudini mentali. L'attitudine causativa della Bodhicitta è quella di colui che vuole servire tutti gli esseri viventi, quindi rimanere sul piano terreno è la prima attitudine mentale. Rimanere sulla terra vuol dire assumere la posizione più bassa e diventare il servitore di tutti gli altri. Come si può servire tutta questa enorme moltitudine di esseri viventi? Chiaramente al momento in cui siamo è impossibile. Possiamo fare l'esempio di un bambino che vede sua madre che è caduta dentro un pozzo. In quel momento chiaramente il suo desiderio è quello di aiutarla in tutti i modi, ma per lui è impossibile. Questa è quindi la forza causativa della Bodhicitta, della mente altruistica; perché tutti gli esseri senzienti, compresi noi, hanno qualche tipo di problema, siamo esseri deboli. Stiamo tutti soffrendo nel Samsara. Tutti noi siamo deboli e impossibilitati ad aiutare tutti gli altri anche le persone ci sono care come nostra madre.
L'unica maniera per poter aiutare tutti gli altri è ottenere l'Illuminazione, perché l'Illuminazione è l'unica possibilità per poter ottenere il potere di aiutare tutti gli esseri senzienti.

Questo tipo di Mente così aperta è chiamata "il Grande Veicolo". E se noi entriamo in possesso di questo tipo di mentalità ci liberiamo dei problemi, perché se noi consideriamo la massa enorme di problemi che affliggono tutti gli esseri viventi, ci rendiamo conto che il nostro problema non è niente in confronto ad essi. Questo è il segreto del Bodhicitta.

Noi normalmente non guardiamo i problemi degli altri, guardiamo solo i nostri e li consideriamo enormi; ma se noi guardassimo i problemi degli altri esseri, il nostro piccolo problema diventerebbe insignificante; questa è la mente di Bodhicitta.

Sviluppare questa mente, questa attitudine mentale, ci porta in un certo senso anche dei vantaggi: non è facile, ma anche soltanto imparare questa cosa è il primo passo. Anche solo generare ammirazione verso questo tipo di attitudine mentale, dire che è meraviglioso che esista questo tipo di attitudine mentale. La Bodhicitta, questo è il primo passo e anche questo aiuta. Normalmente noi ignoriamo questa attitudine. E soltanto conoscere questa cosa ci dà una grande speranza, un grande coraggio, distrugge la grande ignoranza e ci dà un'immensa luce.

C'è una storia nella tradizione tibetana che credo, ma non ne sono certo, provenga dai sutra; questa storia parla di due rane, una che viveva in un piccolo stagno e l'altra che viveva nell'oceano.

Un giorno la rana dell'oceano si recò dall'altra rana e rimase colpita da quel piccolo stagno.
La rana che viveva nello stagno, vedendo affacciarsi l'altra rana, ebbe paura che anche lei venisse ad occupare quel piccolo stagno e così le chiese:

- "Tu da dove vieni?"

- "Vengo dall'Oceano", rispose l'altra.

- "Quanto è grande questo oceano? Forse quanto un quarto di questo stagno?"

- "No, è molto più grande"

- "Forse metà di questo stagno?"

- "No, molto più grande" ribadì la rana dell'oceano.

- "Allora potrebbe essere tre quarti di questo stagno?"

- "No, è molto più grande".

Allora la rana dello stagno meravigliata chiese: "Ma è grande come questo mio stagno?"

- "No, è molto più grande"

- "Questo è impossibile devo vedere questa oceano, non posso credere a quanto mi dici".

Allora la rana dell'oceano le disse: "Vieni con me e te lo mosterò!".

Arrivati sulle rive dell'oceano la rana dello stagno vide questa enorme massa d'acqua e non riuscendo a scorgerne i confini, proprio come se fosse un grande cielo, disse:
- "Ma dove è il tuo stagno?"

- "Tutto quello che vedi, tutto questo cielo è il mio stagno", rispose compiaciuta la rana dell'oceano, mentre la rana dello stagno rimase scioccata e meravigliata.

La mente del Bodhicitta è come l'oceano, mentre la nostra mente è come il piccolo stagno.

Abbiamo sempre paura, siamo sempre ansiosi. E' difficile credere che esista una mente così vasta quale è quella di Bodhicitta. Anche oggi l'America ha paura delle forme di vita che potrebbero venire da un altro pianeta. C'è il Consiglio di Sicurezza Mondiale che ha paura di eventuali esseri viventi provenienti dagli altri pianeti, ha paura che questi possano avere una tecnologia più avanzata della loro.

Anche noi abbiamo questo tipo di ignoranza, questo tipo di dubbio per quanto riguarda la Bodhicitta, l'illuminazione. Noi non possiamo immaginare che esista questo tipo di attitudine mentale: com'è possibile immaginare che esista un'illuminazione che permetta di aiutare tutta la moltitudine degli esseri viventi?

Attualmente ci sono così tanti conflitti, tra l'America e l'Iraq, fra il Pakistan e l'India ecc., che penso sarebbe una buona cosa che venissero gli alieni così questi paesi si rappacificherebbero in un attimo (risa).
Infatti tutte queste nazioni si considerano come la rana dello stagno, tutti credono di essere la più grande e non vedono l'oceano dell'universo.

Ieri ho ricevuto un e-mail da Chandapalo, l'abate del Monastero di Santacittarama vicino Roma: mi ha scritto delle nuove minacce che la Cina ha fatto nel confronti di Taiwan. Gli ho mandato un e-mail di risposta dicendo che ci sono così tanti conflitti e crisi di povertà e carestie nel mondo, che penso che questo andrà incontro alla distruzione.
Alla fine fra tutte le varie comunità che si combattono penso che i vincitori saranno i musulmani.

Questo viene detto nel Kalachakra tantra. C'è stato infatti un gruppo di studiosi indiani buddisti, che pur avendo un background indù, hanno studiato il Kalachakra tantra e sostengono che c'è un punto in questo testo in cui si dice che La Mecca, che è la capitale spirituale dell'Islam, regnerà su tutta la terra. Il perché non è molto chiaro nei testi tibetani, però l'edizione rivisitata da questi studiosi indiani appare molto chiara e questa cosa mi ha spaventato molto. Per questo credo che ci siano molti tibetani e anche molti occidentali che sperano che prima che questo mondo venga distrutto, possano rinascere nel Regno di Shambala.

La Shambala è la terra pura, il paradiso del Kalachakra tantra. Inoltre nel Kalachakra tantra è anche scritto che alla fine di tutte queste battaglie Shambala risulterà vincitore e conquisterà La Mecca.

Per questo molta gente spera di rinascere in Shambala, perché alla fine sarà quella che vincerà su tutto. La guerra di Shambala è una specie di guerra santa e si dice che se si rimane morti in questa battaglia finale si rinascerà nel paradiso di Shambala. Comunque io non mi sento molto attratto da Shambala, sono molto più attratto da Tushita, dal paradiso del Buddha Maitreya, d'altra parte questa è una tradizione Gelugpa. E siccome adesso abito nella sede della Fondazione Maitreya, questo vuol dire che in un certo senso le mie pratiche funzionano (risa), perché Maitreya è il padrone del regno di Tushita. Comunque tutto questo è uno scherzo che ho fatto a Chandapalo!

In fin dei conti l'essenza di tutte queste cose, di Shambala o di Tushita, è la Bodhicitta, la mente dell'illuminazione.
Se pensiamo al razzo che va sulla Luna, ci rendiamo conto che il suo propulsore è l'energia nucleare, è quella che gli dà il potere: quel potere è la Bodhicitta.
Le intenzioni, le motivazioni, sono come le preghiere, e così noi sviluppiamo le intenzioni di andare in questi Paradisi, Shambala o Tushita o anche il Regno di Dio, e soltanto pensarlo crea questa cosa. L'essenza comunque per arrivare in questi posti è la Bodhicitta altrimenti non si arriva da nessuna parte; la Bodhicitta, la mente altruista, la mente dell'illuminazione, è il potenziale che ci permette di raggiungere qualsiasi posto vogliamo.

E' per questo che la meditazione può essere usata sia nella pratica buddhista che nella pratica cristiana e anche nella pratica musulmana.

La mente altruistica può essere usata con qualsiasi tipo di preghiera: la preghiera è indicare la destinazione e indicarla non vuoi dire essere già là, ma avere la possibilità di raggiungerla.
Se io voglio arrivare a Zurigo non posso arrivarci soltanto pregando ventiquattro su ventiquattro: "Voglio andare a Zurigo, voglio andare a Zurigo". Se non è possibile arrivare a Napoli o Zurigo pregando solamente, come è possibile arrivare in Paradiso che è ben più lontano? Per arrivare in queste città bisogna prendere il treno o l'aereo o anche soltanto andare a piedi: questo, il mezzo, è la Bodhicitta, la mente altruista. Se voi avete il denaro potete raggiungere l'India, New York qualsiasi posto senza problemi. La Bodhicitta è quel denaro. Il denaro della Bodhicitta è quello che ci permette di raggiungere il Paradiso, qualsiasi terra felice. Quindi, entrare nella Bodhicitta, non è un affare facile, ma è importante anche soltanto cercare di coglierla e di vederla.

"La via della Liberazione" è un testo del Dalai Lama che spiega in maniera molto semplice e pratica come praticare Bodhicitta.

Per esempio quando io considero San Francesco e guardo la sua vita, capisco che lui era un autentico Bodhisattva.

Nei santuari francescani ci sono delle piccole cellette per la meditazione che sono come quelle descritte nel Vinaya, il testo in cui sono scritte le regole monastiche del canone Pali. Il termine Bodhicitta non esiste nella terminologia cristiana, ma io penso che in pratica esista veramente.

Ghesce Gedun Tharchin, Ven.
(articolo pubblicato all'interno della rivista "Dharma")
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