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Conosci te stesso

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2008 15:04
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Post: 411
Sesso: Maschile
"Conosci te stesso" era scritto all'entrata del tempio di Apollo a Delfi. E' l'invito che rimbalza vivace senza trovare risposta fino ai nostri tempi, domanda spesso dimenticata, trascurata ma sempre viva e potente.


"Sono immenso, contengo moltitudini, mi contraddico" scrive Walt Whitman, tracciando in un solo verso il manifesto di quella spinta umanistica che vivificherà, anche dopo di lui, la psicologia. Poeta e scrittore americano dell'800, di lontana origine olandese, Whitman è un cantore della libertà; pone l'essere umano al centro della sua indagine e della sua poesia e così facendo offre una delle più belle tracce di lavoro sull'eterna questione messa in gioco dalle filosofie di tutti i tempi.

C'è chi arriva a porsi la domanda "Chi sono io?" per curiosità, chi per l'ambiente culturale in cui cresce e chi per disperazione, quando rimane l'unica cosa in grado di risollevare e riorientare lo sguardo dopo una delusione, dopo la scoperta di non essere eterni e onnipotenti oppure di non poter basarsi sulla pubblicità in tv per fare progetti per la propria vita.

Quello che oggi in psicologia si chiama "crescita personale" è semplicemente questo, affrontare la domanda "chi sono io?" con l'obiettivo di portarla - aperta - sempre con sé, senza affrettarsi a dare risposte facili e sicure, destinate immancabilmente a rivelarsi incomplete e insoddisfacenti. Non è facile rispondere perché ricchi, molteplici e in continua evoluzione siamo, e in questo Whitman, da buon introspettivo, come tutti i poeti, ha visto giusto. Come fare allora per rispondere all'appello della vita che molti sentono, prima o poi, di mettere in viaggio - metaforicamente parlando - alla ricerca di sé?

La prima cosa, ed è ancora la filosofia greca a dare il "la", è quella di riconoscere di non sapere ancora chi siamo - "sapere è sapere di non sapere" dice Socrate - e di mettersi in ascolto pazientemente, umilmente quasi, mettendo da parte tutte le idee preconcette che abbiamo di noi stessi, quello che vorremmo essere, quello che gli altri vorrebbero che fossimo, quello che pensiamo di essere e quello che gli altri pensano che siamo, per aprirci invece a una pacata osservazione di cosa siamo effettivamente, momento per momento.

E' una ricerca lunga, è un puzzle pluridimensionale quello che dobbiamo costruire raccogliendo frammenti di sensazioni, emozioni, pensieri, desideri, aneliti, valori, ideali sino a comporre un'immagine rappresentativa di questa complessità, in cui non esiste nulla che sia bello o brutto, giusto o sbagliato, ma in cui con occhio imparziale, dobbiamo imparare a riconoscere tutte le diverse sfumature che fanno parte di quel mondo intero che chiamiamo "io". Un mondo che si rivelerà difficile da descrivere, proprio come un pianeta come il nostro, come la Terra, è difficile da raccontare e ci vogliono interi atlanti, con diverse tipologie di mappe per poter dare un'idea della sua complessità.

Non ci sono scorciatoie per la crescita personale, bisogna conoscersi a poco a poco e cominciare a percorre e a piedi le diverse strade del "pianeta che siamo" per sperimentarci nella pratica e raccogliere informazioni su ciò che ci piace, ciò che ci riesce meglio, ciò che desideriamo, ciò che possiamo e ciò che temiamo, per mettere in luce i nostri punti di forza e riconoscere i nostri limiti, decidendo quando oltrepassarli per sfida e quando accettarli con tolleranza.

E' un lavoro da esploratori conoscere se stessi, E' un lavoro da svolgere su due diversi fronti, uno esterno e uno interno. All'esterno, guardando ciò che diciamo e facciamo, notando come gli altri interagiscono e reagiscono a ciò che diciamo e facciamo; all'interno - e questo è ancora più difficile - facendo bene attenzione a ciò che sentiamo fisicamente, ciò che proviamo emotivamente e anche a quali pensieri stiamo ospitando e coltivando. Anche il viaggio più lungo inizia col primo passo, scrive Lao Tzè, quindi, taccuino alla mano e sguardo attento, con un po' di tempo ogni tanto per riflettere sui dati raccolti. Buon viaggio!
http://www.lifegate.it/essere/articolo.php?id_articolo=1649


Vorrei che andaste incontro al sole e al vento
con la pelle, più che con il vestito,
perchè il respiro della vita
è nella luce solare
e la mano della vita è nel vento

Kahlil Gibran "Il profeta"
23/11/2008 15:03
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Post: 411
Sesso: Maschile
Un sogno?
Viviamo in un sogno, ma spesso non è il sogno che ci siamo scelti, ma quello che ci è stato imposto o è arrivato a noi per caso. Ecco come riprendere in mano la capacità di creare il sogno in cui vogliamo vivere!
La realtà oggettiva, così come noi siamo abituati a concepire, non esiste. E' l'affermazione di base che troviamo nei testi più attuali di epistemologia, quelli firmati da Watzlavick, della mitica Scuola di Palo Alto e dallo scienziato Gregory Bateson, che è stato paragonato a Leonardo da Vinci. Esistono una realtà soggettiva e tutta una serie di convenzioni logico-percettive per cui possiamo in molti condividere una stessa visione del mondo. Ma la qualità della vita di ogni singolo individuo si gioca sulla percezione soggettiva che si costruirà del mondo esterno. Una affermazione impegnativa, che già sta rivoluzionando la psicologia moderna.

Questo concetto era già noto tremila anni fa ai toltechi, gli antichi "uomini e donne di conoscenza", nella tradizione messicana, di cui oggi conosciamo più a fondo il messaggio grazie alle opere di Carlos Castaneda.
"Viviamo tutti in un sogno", dicevano. Un grande sogno collettivo, che ci viene insegnato a sognare sin da quando siamo piccolissimi. Un sogno che ha molte regole, che vengono insegnate al bambino dai genitori, dalla scuola dalle istituzioni religiose, dando delle chiavi di lettura predefinite di se stessi e della realtà. Le persone vengono così "addomesticate" e spinte a percepire il mondo in base a convenzioni e aspettative altrui e non più in base a un contatto diretto con la propria natura più autentica e con la natura autentica della realtà circostante. Le convinzioni diventano muraglie invalicabili, e la capacità di valutare con al propria mente si irrigidisce sempre di più. Così non riusciamo più a veder che siamo liberi e la nostra paura più grande diventa non più quella di morire... ma quella di vivere.

Come ovviare a questa trappola? Quattro sono i consigli che Don Miguel Ruiz, erede della tradizione tolteca, dà nel suo libro "I quattro accordi" (ed. Il punto d'incontro).

Sii impeccabile con la parola:
Ben usata, la parola è magia, usata male è magia nera. Attraverso la parola creiamo il mondo, è un seme che piantiamo nella mente fertile e i frutti che otterremo dipenderanno dal seme che abbiamo usato. Ogni qualvolta diciamo qualcosa, a noi stessi, o ad altri, nasce una credenza, che ci condizionerà al punto da avere effetti reali, riconfermandosi e rafforzandosi così ogni volta.
"Essere impeccabili con la parola" vuol dire riappropriarsi consapevolmente del suo potere e usare la sua energia soltanto nella direzione della verità e dell'amore di sé.

Non prendere nulla in modo personale
La nostra trappola è il senso di importanza personale che ci porta a prendere tutto ciò che ci viene detto o ci succede in modo personale. In realtà, ognuno vive nel suo sogno e ogni volta che parla di voi, in realtà parla di sé, sia che vi insulti, sia che vi elogi. Quando capiamo il veleno emozionale che ci viene di volta in volta scagliato addosso, non ci tocca più. E la nostra opinione di noi stessi ce la costruiamo da soli, senza più farla dipendere dagli altri.

Non supporre nulla
Abbiamo la tendenza a fare delle supposizioni su tutto e poi a prenderle per vere. Invece sono soltanto pie illusioni che verranno puntualmente deluse. Parliamo chiaro, facciamo domande quando non capiamo, impariamo a chiedere agli altri che cosa sentono e a non darlo per scontato. Così sapremo sempre chi sono veramente le persone che frequentiamo e potremo mostrarci come veramente siamo alle persone che amiamo.

Fai sempre del tuo meglio
In qualunque circostanza fate sempre del vostro meglio. Né più, né meno. fare del vostro meglio vuol dire che fate con piacere quello che fate, vuol dire che non subite passivamente il vostro lavoro e le incombenze della vita, ma che avete nei loro confronti un ruolo attivo.

Questi "accordi" richiedono volontà, ma garantiscono una vita piena, incentrata sul presente e sulla consapevolezza del proprio potere e della propria libertà personale. La libertà di vivere la propria vita secondo i propri gusti, inclinazioni, ideali e non più secondo credenze indotte dagli altri e dall'esterno.
Cambiando le vostre credenze vi potere costruire un sogno nuovo, corrispondente ai vostri gusti!

http://www.lifegate.it/essere/articolo.php?id_articolo=1245


Vorrei che andaste incontro al sole e al vento
con la pelle, più che con il vestito,
perchè il respiro della vita
è nella luce solare
e la mano della vita è nel vento

Kahlil Gibran "Il profeta"
23/11/2008 15:04
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