Effetto Eco

In molte sperienze che ho letto e sentito ho sempre notato che la liberazione porta un grande stato di euforia e senso di pace.
Finalmente le interferenze cessano come per un incantesimo e la persona che ha compiuto l'atto di volontà si sente tranquilla e libera di dormire sonni tranquilli.
Questo può succedere a mio avviso per un certo tempo, ma cosa può succedere quando la vita normale di tutti i giorni si affaccia con i suoi problemi di sicuro meno vitali ma comunque non indifferenti?
Siamo sicuri che una persona che ha accettato di avere avuto interferenze cosi deleterie, ha metabolizzato e rizzato le antenne in questo campo ed ha affrontato il problema risolvendolo definitivamente riesca poi a distaccarsi dalla cosa e vivere una vita normale?
La presa di coscienza che occorre delle proprie componenti, il dialogo con anima in armonia con lo spirito e la mente riuscirà a regolarizzare anche la vita di tutti i giorni, che invece rimane completamente disumana e schizofrenica?
Dal mio punto di vista la liberazione è solo il primo passo che ti permette di avere le tue energie e facoltà evolutive senza freni.
Poi si presentano effetti collaterali che si manifestano in una sofferenza nel ritorno alla vita di tutti i giorni.
Un po come per i soldati che tornano dopo una lunga guerra.
Il mondo appare sotto occhi diversi e per di più non ci si può più permettere di non ascoltare anima, ne di non seguire quello che si ritiene giusto ed utile per la propria ricerca del se.
Cosa fare dunque se non dare sfogo a tutte le proprie capacità per capire se stessi divagando fra varie discipline che mostrano ognuna piccoli coriandoli di verità.
La persona libera ha una marcia in più in questo ed è la componente animica che non segue regole ne strategie di adattamento.
Mi sono sentito dire più volte che ora dovrei vivere la mia vita da libero senza guardarmi indietro, ma il fatto è che le percezioni e gli allarmi che usavamo per accorgerci se energie sconosciute o parassiti cercavano di approfittare di noi, continuano a funzionare.
E cosi ti riscvegli di notte se qualcosa si accosta a te o se qualche allarme programmato ad anima scatta.
Oppure ti ritrovi in corpo astrale in posti strani dove strane entità interagiscono.
Siamo o no in un universo multidimensionale ed infinito.
Dunque nulla di più vero se una volta aperte certe porte ed imparato ad usare certe facoltà naturali umane, si scopre di non poter più vivere una vita "normale" secondo il concetto.
Appaiono flash di "contenitori" dove in teoria viviamo contemporaneamente, si sentono pensieri e forme pensiero che influiscono sull'ologramma.
Insomma il paranormale sembra diventare molto normale purtroppo e non è sempre facile gestirlo ne accettarne anche i lati negativi.

Ritornando all'addotto liberato.
Ci potrebbe essere una fiammata di ritorno magari di forma schizoide che scarica le tensioni e le sensazioni della vita di ogni giorno sulla costruzione di un alieno parassitante.
E non è sempre facile accettare il fatto che ora si è liberi a tutti gli effetti, e che la responsabilità di tutto quello che facciamo ritorna a noi e basta.

L'universo è olografico e la volontà ne influisce l'andamento.
Il passo fondamentale per un addotto dopo essere ritornato libero dalle influenze parassitanti è mettere da parte la cosa come un insegnamento per non caderci più.
La tendenza in questi casi invece è nel giustificare i normali conflitti attivi della vita come eventuali interferenze esterne.
La mente insomma rimane linkata sul problema e da, come soluzione dei propri conflitti, sempre il fattore abduction.
Questo è il gradino sucessivo da superare.
Dal momento che la persona si centra e diventa volontà, non sarà più passibile a rapimenti ne tantomeno ad interferenze di entità multidimensionali.
Si prende una cosapevolezza di quello che si è nella totalità e lo spirito si espande comprendendo tutta l'esperienza.
Quando la persona affronta la vita finalmente senza l'ossessione e la paura dell'abduction ne esce automaticamente.
Semplicemente perchè non ha più peso nella propria psiche e siccome è stato un passo fatto con le proprie forze, non potrà mai avere una ricaduta.

Una cosa fondamentale che ho percepito in questo campo è l'importanza dell'atteggiamento mentale.
Il modo di porsi dell'addotto è chiuso su se stesso.
Soffre tremendamente per le violenze subite e nasconde nell'incoscio molte restrizioni che se metabolizzate e superate ne cambierebbero la vita radicalmente.
Molte volte ho notato un ragionamento teso al negativo, a quello che non si è, all'annullamento di tutte le proprie qualità, in una spirale che degrada verso l'autocommiserazione e la depressione.
La persona che si libera da questa discesa, prende consapevolezza di una energia nuova, di una volontà di vivere che la rendono in grado di affrontare ogni prova che gli si pone davanti.
Occorre sviluppare e comprendere la volontà, in tutte le sue componenti, in modo da canalizzare la propria risorsa verso l'obbiettivo prefisso.
E' naturale rimanere vorticosamente legati all'esperienza appena superata, ma è fondamentale riuscire a distaccarne gradatamente l'attenzione per diminuirne l'importanza soggettiva.
Meno ha peso sulla psiche meno il parassita potrà aggrapparsi.
Con il tempo si noterà che l'energia retta e pulita ha un timbro ed un "sapore" diverso da quella che invece subisce le influenze.
Ci potranno essere problemi e magari anche tentativi di attacco, ma non avranno mai un effetto pericoloso per l'integrità dell'individuo.
Come al solito l'unica cosa è volerlo sul serio, senza ne remore ne dubbi.

P.s: Tutto quello che ci si aspetta si incontrerà nel cammino.

ultimotemplareterra, 04/01/2009 0.07:

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Una cosa fondamentale che ho percepito in questo campo è l'importanza dell'atteggiamento mentale.
Il modo di porsi dell'addotto è chiuso su se stesso.
Soffre tremendamente per le violenze subite e nasconde nell'incoscio molte restrizioni che se metabolizzate e superate ne cambierebbero la vita radicalmente.
Molte volte ho notato un ragionamento teso al negativo, a quello che non si è, all'annullamento di tutte le proprie qualità, in una spirale che degrada verso l'autocommiserazione e la depressione.
La persona che si libera da questa discesa, prende consapevolezza di una energia nuova, di una volontà di vivere che la rendono in grado di affrontare ogni prova che gli si pone davanti.
Occorre sviluppare e comprendere la volontà, in tutte le sue componenti, in modo da canalizzare la propria risorsa verso l'obbiettivo prefisso.
E' naturale rimanere vorticosamente legati all'esperienza appena superata, ma è fondamentale riuscire a distaccarne gradatamente l'attenzione per diminuirne l'importanza soggettiva.
Meno ha peso sulla psiche meno il parassita potrà aggrapparsi.
Con il tempo si noterà che l'energia retta e pulita ha un timbro ed un "sapore" diverso da quella che invece subisce le influenze.
Ci potranno essere problemi e magari anche tentativi di attacco, ma non avranno mai un effetto pericoloso per l'integrità dell'individuo.
Come al solito l'unica cosa è volerlo sul serio, senza ne remore ne dubbi.

P.s: Tutto quello che ci si aspetta si incontrerà nel cammino.

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Assagioli
Il male, dice Assagioli, non sta nella tecnologia ma nell’uso che ne fa l’uomo, ed è quindi necessario sviluppare i poteri interni dell’uomo, fra i quali la volontà, che ha delle risorse immense, in gran parte ancora ignorate dalla psicologia moderna. Questo libro rappresenta il maggior lavoro finora dedicato a ricondurre la volontà umana al centro della psicologia, dell’educazione e della vita di ogni giorno.

La volontà è la capacità di dare fiducia a ciò che si è e di avviarsi verso ciò che si può diventare.

La volontà è la funzione più importante e caratteristica dell'essere umano. Ben lungi dall'essere una rigida pratica che forza a fare ciò che "si deve fare", o non fare ciò che "non si deve fare", come spesso viene fraintesa, la volontà è l'arte di "essere e agire", è la capacità di mettersi profondamente in contatto con se stessi e di attivarsi per trasformare da potenza in atto capacità, talenti, progetti, sogni.

Fino a quando non arriva un momento nella nostra vita in cui ci fermiamo a chiederci "chi sono io?", "cosa voglio dalla vita?", "cosa la vita vuole da me?", non viviamo, sopravviviamo semplicemente. La volontà di cui parlo è quella capace non tanto di trovare le risposte quanto di porsi le domande, capace di mantenerci sempre attenti a come il mondo risuona in noi e come, a nostra volta, possiamo risuonare nel mondo.

Il nostro modo di essere nel mondo si costruisce attraverso stimoli esterni, l'esperienza, la relazione con gli altri, i condizionamenti acquisiti e subiti, ma si costruisce anche a partire dell'interno, dalla nostra natura unica e irripetibile e dall'impegno che decidiamo di prendere nei confronti di quanto ci succede, assumendo un atteggiamento più o meno attivo o passivo.
Volontà è, prima di tutto, essere presenti a se stessi: essere capaci di sentire cosa si prova, cosa si sente, cosa si pensa. In secondo luogo, è valutare, in ogni situazione, come si vuole rispondere senza farlo ”in modo automatico", ma decidendo, volta per volta, la risposta più adeguata alla situazione, in modo da non essere "vittime" del proprio carattere, di comportamenti stereotipati, o di una presunta spontaneità che a volte può solo nascondere la pigrizia di cambiare.

Sì, perché volontà vuol dire cambiare, non per diventare "altro" ma proprio per scartare ciò che è "altro" e riavvicinarsi, progressivamente, a ciò che si è veramente, che va scoperto a poco a poco, con l'esercizio, con l'attenzione, con l'affetto che spetta a noi darci in prima persona. Non è mai un forzare, quindi, né aderire a modelli imposto da altri, è un impegno costante nei confronti di se stessi, per diventare ciò che si è e si può diventare, concretamente.

Incredibile, vero? Ma allora, che cosa è questa volontà, come si conosce, come si sviluppa, come si usa? Uno degli autori che maggiormente si è concentrato sullo studio e sull'attivazione della volontà è Roberto Assagioli, il padre della "Psicosintesi" che le ha dedicato un intero libro, oggi un classico della psicologia umanistica: L'atto di volontà (ed. Astrolabio). Assagioli descrive questa facoltà come la capacità di percepirsi come "soggetto vivente", dotato del potere di scegliere, di costruire rapporti, di operare cambiamenti nella propria personalità, negli altri, nelle circostanze; e paragona la sua funzione a quella del direttore d'orchestra, che deve conoscere, "accordare" e coordinare tra loro i diversi strumenti musicali di cui ogni essere umano è composto, i diversi aspetti, tratti di carattere, sfumature di personalità, ruoli e modo di essere che fanno parte di quel complesso insieme che chiamiamo "io".
La volontà non si studia in teoria, si sperimenta, si allena, si rafforza. Abbiamo tutti una volontà, ma spesso non lo sappiamo o non la utilizziamo, se non sporadicamente, ma non è mai troppo tardi per svilupparla di più!

Per esercitarsi

La "palestra" della volontà
Esercizi piccoli, ma ripetuti con costanza, è questo il segreto. Si sceglie un'azione, anche non impegnativa, da ripetere ogni giorno, per un periodo definito. Per esempio, lucidare le scarpe, riporre al loro posto oggetti che normalmente si lasciano in giro, leggere una poesia o una pagina di un determinato libro. Classici sono gli "esercizi inutili" in cui, per esempio, si rovescia una scatola, di fiammiferi e li si rimette dentro uno ad uno ripetendosi internamente "lo faccio perché lo voglio".

Autonomia psicologica
Siamo in continua interazione con il mondo che ci circonda e le diverse situazioni, luoghi, persone, musiche, letture provocano tutte su di noi effetti diversi. Nulla ci impedisce, quindi, a seconda delle nostre necessità o dello stato d'animo, di ricercare quelle situazioni, luoghi, persone, musiche, letture che ci inducono lo stato che vogliamo raggiungere - rilassamento o attivazione che sia - o ci permettano di dissolvere e trasformare stati emotivi che sentiamo pesanti.

Movimento!
Lo stagnare di stati d'animo di malessere è spesso correlato a una staticità anche fisica. Quando ci accorgiamo che stiamo sprofondando nelle sabbie mobili di umori cupi la cosa migliore è prenderne atto e muoversi: alzarsi, fare qualcosa di diverso, uscire, fare una passeggiata, chiamare un amico simpatico, accendere la radio. Nel momento in cui diventiamo presenti a noi stessi - riconoscendo la presenza di un disagio - e ci poniamo in modo attivo di fronte alla situazione, non affondiamo più.

Servizio alla vita
Quando agiamo nel nome di un ideale, quando entrano in gioco i valori, l'altruismo, sentirsi parte di qualche cosa di più grande di noi - famiglia, città, pianeta Terra o vita stessa - la nostra volontà, mettendosi in sintonia con i ritmi della vita, acquista una carica nuova e diventa capace di realizzazioni prime inimmaginate.
Tale è la forza di questa risorsa che abbiamo in noi e che trova nel servizio alla vita - "non la mia, la tua volontà sia fatta" - la sua espressione più alta e potente.

E dopo…e dopo vivremo nell’illusione che siamo liberi da ingerenze ed influenze di sorta, che niente e nessuno sarà mai più capace di irretirci e circuirci, e per qualche tempo ci faremo cullare da questa certezza, fin quando un giorno, per una serie di fortuite circostanze oppure per merito delle nostre ricerche e delle nostre intuizioni, comprenderemo che la gabbia dalla quale eravamo usciti, a sua volta era contenuta in un’altra più grande, più ampia, più comoda ma pur sempre una gabbia.
Gli abili maniscalchi che fabbricano le gabbie sono anche capaci di renderle invisibili, almeno per qualche tempo.
Caro Amico io la vedo così, ciao!

p.s.: la nuova veste grafica del forum è meravigliosa!!!

Un passo dopo l'altro verso il tutto caro Azy.
All'infinito, bene così sarà forse, ma di certo non ci fermerà mai.
Fino a quando il fuoco sarà ardente nelle mie vene cerchèro di raggiungere il mio scopo.